site loader
site loader
7 Novembre 2017 Pene d’amore? Sofferenze reali

Pene d’amore? Sofferenze reali

Le sofferenze derivanti da pene affettive hanno riempito d’inchiostro pagine tormentate di poeti e scrittori. Ma, quella dell’abbandono e della solitudine, che genere di sofferenza provoca? Secondo recenti ricerche, questo dolore non sarebbe molto diverso dallo sbattere il dito di un piede sullo spigolo di un mobile.

Fuori gioco. Un gruppo di ricercatori dell’università della California ha elaborato un gioco virtuale durante in quale si è simulato lo scambio di una palla tra tre concorrenti, due dei quali in realtà controllati da un elaboratore. Nel corso del gioco, all’inizio regolare, la terza persona – l’unica sotto esame – è stata deliberatamente esclusa dal gioco: la palla non le è più stata passata e lo scambio avveniva solamente tra i due concorrenti “computerizzati”. È in questa fase che il cervello è stato esaminato attraverso una risonanza magnetica funzionale: l’analisi ha evidenziato una certa attività neurale in una regione del cervello chiamata corteccia cingolata anteriore, solitamente coinvolta nella sofferenza fisica.

Meglio male accompagnati, che soli? Pare dunque che il dolore psicologico, specie quello derivato dall’angoscia derivante dall’esclusione sociale e dalla solitudine, condivida dal punto di vista neurologico lo stesso percorso neurale che elabora la fatica fisica. Vista la dipendenza dei piccoli mammiferi dai loro genitori, si può comprendere come, dal punto di vista evolutivo, l’esclusione sociale che determina un dolore simile a quello fisico è un fondamentale escamotage per la sopravvivenza.

6 Novembre 2017 Il desiderio sessuale dipende dai geni?

Il desiderio sessuale dipende dai geni?

Se non potete fare a meno di fare sesso (o siete frigidi come ghiaccioli), la colpa potrebbe essere nel DNA. Almeno secondo l’ipotesi formulata da alcuni scienziati israeliani, che hanno condotto…

Il desiderio sessuale dipende dai geni?
Il comportamento sessuale di ciascun individuo potrebbe essere scritto nel DNA. Almeno secondo l’ipotesi formulata da alcuni scienziati israeliani.

Da che cosa dipende il desiderio sessuale? Dall’età, dall’esperienza, dall’attrazione o dalle condizioni psicologiche?
Secondo alcuni scienziati dell’università di Gerusalemme, potrebbe essere in buona parte influenzato dal DNA. Le variazioni di un gene, infatti, potrebbero determinare il desiderio, il grado di eccitazione e le funzioni sessuali. In una parola il comportamento sessuale di ciascuno di noi.
È quello che emerge da un esperimento condotto da Richard Ebstein studioso di genetica umana e dal suo team su 148 studenti tra maschi e femmine.

Sesso genetico
Ai giovani volontari è stato chiesto di compilare un test con alcune domande sul loro comportamento sessuale. Poi gli scienziati hanno analizzato il loro DNA. I risultati hanno mostrato una correlazione tra le variazioni del gene recettore D4 (responsabile della produzione del recettore della dopamina DRD4) e le risposte fornite dagli studenti nei questionari.
La scoperta, ancora tutta da dimostrare, se confermata potrebbe costituire un passo avanti nella comprensione delle basi biologiche della sessualità umana – di cui si sa ancora ben poco – fornendo alla scienza un nuovo punto di vista.
Per ora, le differenze individuali sul comportamento sessuale vengono analizzate quasi esclusivamente in chiave psicologica. Ma se ci fosse davvero una relazione tra sesso e geni, alcuni disturbi potrebbero essere curati anche con terapie personalizzate farmaco-genetiche.

4 Novembre 2017 A 50 anni si fa il sesso migliore. E prima?

A 50 anni si fa il sesso migliore. E prima?

A 50 anni si fa il sesso migliore. E prima?
Secondo una ricerca norvegese gli uomini di mezza età traggono maggiori soddisfazioni sessuali dei trentenni e dei quarantenni.
Trentenni e quarantenni rassegnatevi: se rimpiangete le performance sessuali dei tempi dell’università, l’unica cosa che potete fare è attendere con pazienza l’arrivo dei 50. È quanto emerge da un recente studio condotto da un team di ricercatori nordeuropei su 1185 maschi norvegesi e americani di età compresa tra i 20 e i 79 anni.

Qualità superiore. Ai soggetti è stato somministrato un questionario nel quale si chiedeva loro di attribuire un punteggio tra 0 e 4 alla propria vita sessuale e alla relativa qualità.
La ricerca ha evidenziato come all’aumentare dell’età ci sia un normale incremento dei problemi legati a impotenza e calo del desidero. Ma ha dato risultati inattesi per ciò che riguarda la soddisfazione.
Gli intervistati tra 20 e 29 anni hanno indicato un livello medio di soddisfazione legato alla propria vita sessuale di 2,79, contro il 2,55 raggiunto dai trentenni e il 2,72 dei quarantenni.
La vera sorpresa sono stati i cinquantenni che hanno dichiarato di avere un livello di soddisfazione legato alla propria sessualità di 2,77, quindi decisamente più elevato rispetto a quello dei più giovani.

Il troppo (lavoro) stroppia. Secondo Sophie Fossa del Rikshospitalet-Radiumhospitalet Trust di Oslo, il normale aumento di problemi legati alla mera funzionalità sessuale riscontrabile con il passare degli anni non condiziona necessariamente la soddisfazione generale derivante dal sesso.
Per gli psico-sessuologi questo inatteso risultato è legato ai diversi stili di vita che caratterizzano ogni fascia d’età: i trenta-quarantenni sono spesso troppo presi dal lavoro, dalla carriera e dalla voglia di affermarsi. Questo li porta a concentrare le proprie energie su cose diverse dal sesso. I cinquantenni di solito hanno già raggiunto i traguardi professionali più importanti, sono più tranquilli e possono abbandonarsi alle gioie dell’alcova con minori ansie e preoccupazioni.

31 Ottobre 2017 Le migliori fidanzate? Le femministe!

Le migliori fidanzate? Le femministe!

Le migliori fidanzate? Le femministe!
Femminismo e romanticismo vanno d’accordo: le donne che si definiscono tali sarebbero le migliori candidate a rapporti di coppia stabili e appaganti.

Il femminismo fa bene alla coppia, assicurano alla Rutgers University (Usa). Una ricerca presentata dall’università americana ha dimostrato infatti che le coppie più felici sono quelle in cui lei (o anche lui) sostiene idee femministe.

Julie Phelan e Laurie Rudman hanno sottoposto 242 studentesse e 289 donne “reclutate” su internet, tutte da circa 5 anni impegnate in una relazione, a questionari riguardanti la percezione della propria vita di coppia.

Diversi i parametri considerati dall’indagine : il grado di serenità della coppia, la qualità della vita sessuale, la frequenza di litigi e di risate e il grado di equità nelle scelte di tutti i giorni. «Uomini e donne hanno ancora molti pregiudizi sulle femministe», affermano le autrici. «Oltre ad essere rappresentate come poco attraenti, le femministe sono spesso viste come vittime della propria incapacità di darsi da fare da sole». Ma così non è, a quanto pare.

Lo studio ha mostrato infatti che il femminismo ben si adatta a una relazione romantica fatta di dolcezze e di attenzioni per il partner. Secondo la ricerca infatti le giovani donne che vivono relazioni con maschi “femministi” sperimentano elevati livelli di qualità di vita di coppia e una maggiore equità nelle decisioni che riguardano i partner.

Tra le donne più mature, vicine alle ideologie femministe e impegnate in relazioni con partner ideologicamente aperti al femminismo, esiste invece un maggiore benessere psicofisico e sessuale. Ma cosa c’entra il femminismo con tutto ciò? Secondo le studiose, due sono le possibili spiegazioni: da un lato gli uomini più aperti nei confronti delle donne tendono a supportare maggiormente le ambizioni delle loro partner, permettendo loro una maggiore serenità. Dall’altro una donna femminista è generalmente emancipata anche sul lavoro, e ciò assicura alla coppia una maggiore tranquillità anche sul piano economico.

29 Ottobre 2017 Quanto dura un amplesso?

Quanto dura un amplesso?

I sessuologi hanno stimato in una pubblicazione scientifica la durata di un rapporto sessuale. Secondo uno studio internazionale un rapporto sessuale, preliminari compresi, dura da 1 a 10 minuti. Per misurare il tempo tra penetrazione ed eiaculazione è stato affidato alle partner un cronometro e la media dell’amplesso si collocava intorno ai 7,3 minuti.
Ci sono però uomini che corrono molto più veloci. Secondo alcune ricerche della European Society for Sexual Medicine (ESSM), una società scientifica particolarmente interessata alla cura dell’eiaculazione precoce, un uomo su 5 (20%) tiene meno di un minuto, mentre il 10% si piazza fra 1 e 2 minuti. Ma attenzione a pensare che ci sia “un’epidemia di eiaculazione precoce” che è invece una condizione medica complessa.

Un uomo su tre è malato? 
Leggendo i dati in modo superficiale sembrerebbe che un uomo su tre soffra di eiaculazione precoce. È proprio così? Dipende. Secondo questa logica tutti i ragazzini alle prime esperienze sono malati: la sessualità ha, per maschi e femmine, tempi di apprendimento che sono agevolati dai rapporti di coppia di lunga durata, mentre fra i giovani l’instabilità affettiva è molto frequente. E l’ansia e l’inesperienza possono affrettare i tempi.

Fast sex o slow sex?
Secondo alcuni studiosi, inoltre, l’eiaculazione precoce non sarebbe una malattia, ma una situazione naturale e il controllo volontario dell’eiaculazione e? il risultato di un apprendimento che avviene con l’addestramento. Il “disturbo” esiste infatti da quando le donne, mutato il ruolo sociale, hanno chiesto l’appagamento sessuale e questo ha allungato i tempi di penetrazione maschile. Secondo Leonore Tiefer, sessuologa della New York University non c’è una normalità in questo campo, così come non c’è una “normalità” nel colore dei capelli. Ci sono persone più veloci ed altre più lente. Non solo. La “norma” cambia con il tempo (e nello spazio).

La tribù dei superveloci
Nel 1948 uno studio di Alfred Kinsey scopriva che 3 uomini su 4 eiaculavano entro 2 minuti dalla penetrazione ed era considerato non solo accettabile, ma addirittura la prova della potenza maschile. Il sociologo Ross Morrow dell’Università di Sydney sostiene addirittura che sia un problema culturale. In Malesia un popolo considera normale eiaculare dopo 15-30 secondi.

Quando è un problema

Rimane il fatto che oggi esistono coppie che possono vivere con disagio i rapporti sessuali troppo veloci. Alcuni uomini addirittura eiaculano durante la fase dei preliminari, prima della penetrazione o al primo contatto con la vagina (la cosiddetta ejaculatio ante portas).

In questi casi vale la pena parlarne con il proprio partner e farsi aiutare: lavorare sui preliminari, controllare lo stress (lo yoga è un valido aiuto nella cura dei disturbi sessuali più comuni, dal calo del desiderio all’eiaculazione precoce), provare tecniche di rilassamento etc.

Attenti alle pillole ritardanti
In ogni caso bisogna stare attenti alle terapie fai da te e/o con farmaci recuperati online per almeno due validi motivi. Primo, perché potrebbero essere contraffatti e nocivi; e poi perché, questi farmaci sono degli antidepressivi e come tutti gli antidepressivi, vanno sempre prescritti da un medico che vi abbia visitato e informato adeguatamente sul rapporto costi/benefici della terapia.

Le terapie farmacologiche che oggi sono disponibili, infatti, si basano su una molecola antidepressiva che si è rivelata un fallimento perché l’effetto era di assai breve durata. Fra gli effetti collaterali del farmaco c’era anche una sensibile riduzione della libido maschile e femminile (come peraltro in tutti gli antidepressivi). Questo effetto collaterale così forte è stato sfruttato per sviluppare una pillola per allungare i tempi prima dell’orgasmo maschile.

29 Ottobre 2017 Il tradimento fa male al cuore.

Il tradimento fa male al cuore.

La tradisci? Non rischi solo di spezzare il cuore alla tua dolce metà, ma metti a serio rischio anche il tuo. È la conclusione di uno studio tutto italiano condotto all’Università di Firenze da Alessandra Fisher e dai colleghi del dipartimento di Medicina della Sessualità e Andrologia.

Stroncati dalle corna
I ricercatori hanno analizzato la letteratura medica estrapolando tutti i casi che contengono termini come “tradimento”, “infedeltà”, “adulterio” e li hanno messi in relazione con la relativa fattispecie clinica.
Dallo studio è emersa una correlazione tra i rapporti non ufficiali e i decessi, soprattutto maschili, per morte improvvisa coitale, cioè durante un appassionato incontro d’amore. Sembra insomma che la maggior parte dei maschi stroncati da problemi cardiaci nel bel mezzo di un rapporto sessuale non fossero in compagnia della legittima consorte.
Uccisi dal rimorso? In parte sì. Secondo i medici fiorentini gli incontri extraconiugali, spesso con donne molto più giovani di loro, farebbero aumentare negli uomini l’ansia da prestazione e le condizioni generali di stress, che unite alla vita sregolata indotta dalle scappatelle metterebbero a dura prova il loro apparato cardiocircolatorio.
Non solo: sembra che I maschi traditori, ancora innamorati o attratti dalle proprie compagne ufficiali, siano i più esposti a questo “infarto da tradimento”.

Relazioni pericolose
In generale, durante il rapporto sessuale, la pressione sale in modo spontaneo, aumentando nei soggetti predisposti il rischio di infarto o di ischemia. L’infarto coitale è comunque un evento raro, che si manifesta in meno del 5% dei casi di attacco cardiaco.
Ma quindi… il sesso fa male? Assolutamente no, rassicurano gli esperti, anzi: le fatiche d’amore sono assimiliabili a una moderata attività sportiva, con in più notevoli vantaggi di tipo psicologico. Ma questo sembra non valere per le scappatelle….

28 Ottobre 2017 Si può misurare l’intensità del piacere?

Si può misurare l’intensità del piacere?

In passato si è provato a misurare l’intensità dell’orgasmo registrando alcuni parametri fisiologici, fra cui il battito cardiaco, la respirazione e la sudorazione. Tuttavia, questi parametri sembrano legati più che altro all’eccitazione che precede l’orgasmo, e non a quest’ultimo. Di recente, uno studio dell’Università di Groeningen, in Olanda, ha però individuato un fenomeno che sembra legato all’intensità del piacere, almeno nella donna.

Contrazioni
L’indagine, che ha studiato 23 donne sottoposte a diverse stimolazioni sessuali, ha infatti verificato che negli orgasmi più intensi la frequenza delle contrazioni dei muscoli perineali, attorno all’ano e agli organi genitali, era compresa fra 8 e 13 hertz (cioè 8-13 contrazioni al secondo). Questo intervallo di frequenze è caratteristico dell’orgasmo, e quindi indica la fase massima del piacere.

26 Ottobre 2017 Meno sesso per gli adulti rispetto a 20 anni fa.

Meno sesso per gli adulti rispetto a 20 anni fa.

Le coppie adulte fanno meno sesso oggi rispetto a 20 anni fa: in media, negli ultimi 16 anni, si sono registrati 7 rapporti in meno all’anno rispetto ai primi anni ’90, e 9 in meno rispetto a fine anni ’90.

Lo studio pubblicato sulla rivista Archives of Sexual Behaviour è stato compiuto analizzando i dati della General Social Survey – un questionario sulle abitudini degli americani – raccolti tra il 1989 e il 2014, su un campione di oltre 26.600 intervistati, per il 96% eterosessuali. I soggetti hanno risposto in modo anonimo alla domanda: “quante volte hai fatto sesso negli ultimi 12 mesi?”. Le risposte sono state poi distribuite nell’arco di tempo considerato per estrapolare una media annuale dei rapporti.

LE TENDENZE. Gli adulti impegnati in relazioni stabili hanno in media più rapporti di quelli con partner occasionali. Allo stesso tempo, più si va avanti con gli anni, più gli incontri diminuiscono: per ogni anno che avanza dai 25 anni in su si hanno in media 1,18 rapporti in meno all’anno. Dagli 80 annuali medi dei 25 anni si passa a 20 intorno ai 65 anni.

MAGGIORE CONSAPEVOLEZZA. Età a parte, a far diminuire la media di rapporti in modo trasversale, rispetto alle generazioni passate, ci sarebbero il maggior tempo impiegato a uscire dalla casa dei genitori, la diffusione di passatempi che tengono incollati allo schermo (come Netflix e i social media) e anche un cambiamento nelle relazioni di coppia. E qui viene la buona notizia: può darsi che rispetto a una volta, venga privilegiata la qualità dei rapporti rispetto a quantità e “dovere”.

21 Ottobre 2017 Si può essere allergici ai baci?

Si può essere allergici ai baci?

In un certo senso, sì: i baci, infatti, possono scatenare reazioni di vario tipo in chi soffre di allergie alimentari, se l’altro ha mangiato il cibo allergizzante.

Da uno studio dell’Università della California (Usa) è emerso che su 379 pazienti con allergie alla frutta secca, 20 (circa il 5%) avevano avuto una reazione allergica dopo un bacio. E non sono “incriminati” solo i baci passionali: può bastare un bacino sulla guancia per provocare, in un minuto, prurito, gonfiore o orticaria, nel punto di contatto delle labbra, e talvolta gravi difficoltà respiratorie.

In genere, i baci diventano innocui entro sei ore dall’ingestione del cibo. C’è qualche rischio anche per le allergie ai farmaci: meglio non baciare profondamente chi ha appena assunto un farmaco al quale si è allergici.

Però i baci sono anche in grado di alleviare le allergie. Lo ha dimostrato l’immunologo giapponese Hajime Kimata, dell’ospedale Satou di Osaka: ha chiesto a 48 pazienti con dermatite allergica o raffreddore da fieno di baciarsi per mezzora con il partner. Dopo le “sedute” di baci, i loro livelli di IgE (anticorpi implicati nelle reazioni allergiche) calavano notevolmente, più di quanto avvenisse con soli abbracci e carezze.