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25 Gennaio 2018 Il robot che ti dice se puzzi

Il robot che ti dice se puzzi

Se amate fare abbuffate di aglio e cipolla, questa probabilmente non è l’invenzione che fa per voi! Si tratta di un’idea giapponese e consiste in due robotche vi annusano e vi insultano se puzzate.

La società che ha creato i robot è la CrazyLabo, in collaborazione con Kitakyushu National College of Technology di Fukuoka. Kaori è uno dei robot, replica una testa femminile ed il suo compito è quello di dare giudizi sull’alito. L’altro è Shintaro e si tratta di un cane-robot che vi annusa i piedi.

I gradi di giudizio sono diversi: se il vostro alito è buono Kaori vi dirà che è “come il limone”, se è un po’ cattivo vi farà notare con tatto che “Puah! Hai l’alito cattivo”, se l’alito vi puzza vi dirà “Non esiste! Non posso sopportarlo” e se è molto puzzolente affermerà senza mezzi termini “Emergenza in corso!”.

Il cane Shintaro, invece, annusandovi i piedi vi si accoccolerà se noterà un buon odore, se puzzano un po’ inizierà ad abbaiare mentre, se puzzano molto, perderà conoscenza! L’eccessiva reazione, secondo gli ideatori, è per spingere la gente a curare maggiormente la propria igiene personale.

27 Ottobre 2017 Un robot per amante.

Un robot per amante.

Si chiamano Roxxxy, Denyse, Isabel ma anche Robert o Stew. Sono robot di ultimissima generazione, dotati di intelligenza artificiale e progettati per uno scopo ben preciso: soddisfare i desideri sessualidegli esseri umani, proprio come i robot protagonisti della serie tv Westworld.

Secondo David Levy, uno dei massimi esperti mondiali di robotica, intelligenza artificiale e dintorni, il primo sex robot potrebbe essere commercialmente disponibile entro la fine dell’anno a un costo di circa 10-15.000 euro. Poco più di un’utilitaria.

COME TI COCCOLO IL ROBOT. In un articolo pubblicato nell’ottobre del 2016 sul Daily Mail (il popolare giornale scandalistico inglese del quale ci siamo recentemente occupati), Levy spiega con dovizia di particolari come queste macchine avranno sembianze e dimensioni umane anche nelle parti intime, saranno sensibili al tocco e avranno anche un preciso orientamento sessuale (oppure no).

L’intelligenza artificiale e il software di cui saranno dotate questa macchine permetterà loro di interagire con gli esseri umani, per esempio rispondendo a specifici stimoli vocali, visivi o tattili, e sostenendo semplici conversazioni. Sapranno riconoscere l’interlocutore, ne comprenderanno lo stato d’animo e impareranno a conoscerne gusti e preferenze.

Materiali sempre più evoluti e tecnologie costruttive all’avanguardia faranno il resto: questi androidi avranno infatti una pelle morbida e realistica, equipaggiata con numerosi sensori che la renderanno sensibile al tatto e con un sistema di riscaldamento che la manterrà a una temperatura naturale e piacevole da toccare. E poi micromotori che renderanno possibili movimenti di ogni tipo e una connessione a Internet per ricevere da remoto aggiornamenti e nuove funzionalità.

I sex robot potrebbero insomma essere il fenomeno tecnologico dell’anno: al momento ci stanno lavorando diverse aziende che hanno messo a punto prototipi più o meno avanzati.

Secondo gli addetti ai lavori uno dei più evoluti è Denise, il robot di Real Doll, azienda americana che realizza bambole per il sesso tra le più realistiche sul mercato.

Pelle di seta, corpo perfetto, occhi suadenti, Denise ha un scheletro mobile che le consente di assumere diverse posizioni, muove le labbra e la lingua ed è dotata di intelligenza artificiale, per interagire con gli esseri umani: per esempio a seconda di come viene trattata, ma sempre nel rispetto della personalità che le è stata assegnata via software.

Matt MacMullen, fondatore e proprietario di Real Doll, spiega dalle pagine del sito che Denise potrà essere equipaggiata con diverse personalità, a seconda dei gusti dell’acquirente: passionale, timida, intellettuale, romantica e così via.

Potrà innamorarsi del suo partner umano e sarà anche capace di cambiare umore nel corso della giornata. Insomma, sarà meglio non farla arrabbiare per non rischiare di trovarsi a dormire sul divano.

10 Ottobre 2017 Preti robot per funerali economici.

Preti robot per funerali economici.

Si sente spesso parlare di lavori destinati a sparire nei prossimi decenni: vuoi per il cambiamento in atto nella nostra società, vuoi per l’evoluzione tecnologica che permette di semplificare molti compiti prima svolti dall’uomo.

Nessuno, però, penserebbe che anche la categoria dei sacerdoti possa essere coinvolta in questo cambiamento. Eppure è così. In Giappone, infatti, è appena nata una linea di robot buddisti che eseguono servizi funebri ad un quarto del costo richiesto dai sacerdoti umani.

Pepper è un robot umanoide sviluppato da SoftBank Robotics, da quando è arrivato sul mercato, due anni fa, ha assunto numerosi lavori. In Giappone è possibile trovarlo in negozi di sushi, banche o reception. Il robot è in grado di identificare i visitatori tramite il suo software di riconoscimento facciale, offrendo informazioni o chiacchierando con loro.

Ma Pepper ha ora trovato anche un nuovo lavoro: il prete buddista per i clienti che cercano di ridurre i costi dei funerali. L’idea è stata lanciata da Nissei Eco, una società che offre servizi funebri. I robot buddisti indossano abiti e vestiti tradizionali da sacerdote e pare che i primi funerali siano stato un vero successo.

30 Settembre 2017 Non trova una donna: costruisce un robot e la sposa.

Non trova una donna: costruisce un robot e la sposa.

Il trentunenne ingegnere cinese Zheng Jiajia, attivo nel campo dell’intelligenza artificiale, stanco di non trovare una donna e di non riuscire a fidanzarsi, ha costruito un robot “femmina” per poi sposarlo.
Laureatosi all’Università dello Zhejiangnel 2011, ha trascorso gli ultimi tre anni lavorando per il gigante cinese della tecnologia Huawei prima di unirsi alla start-up Hangzhou Dream Town, attiva particolarmente nel campo dell’intelligenza artificiale. È stato proprio in questo contesto che, l’anno scorso, ha cominciato a lavorare sul progetto di un robot umanoide che ha poi ha chiamato Yingying.

Il robot, che può proferire anche semplici parole ed è in grado di conoscere caratteri e immagini (cinesi) è modellato sulla base delle preferenze dell’uomo.
Dopo due mesi di incontri e appuntamenti, l’uomo ha poi deciso che era arrivato il momento di cogliere la palla al balzo e si è dichiarato al robot portando il loro rapporto ad un livello successivo molto più consistente. Pochi giorni fa, infatti, Zheng ha sposato Yingying in un breve cerimoniale davanti a pochi invitati (era presente anche la madre) e ad alcuni giornalisti occorsi per darne notizia.

È proprio ai giornalisti che l’uomo ha confessato che era da tempo alla ricerca di una compagna che potesse stargli di fianco durante il suo percorso di vita.
In ogni caso, l’uomo ha dichiarato che ha intenzione di aggiornare la moglie dandole, fra l’altro, la capacità di camminare, di chiacchierare e, perché no, di fare anche i lavori domestici. L’uomo è infatti convinto che invecchieranno insieme.
Magari oggi la cosa sembra folle ma c’è chi scommette che in un futuro (più o meno lontano) fatti del genere diverranno una normalità.

29 Settembre 2017 I robot nelle aziende Giapponesi, a corto di manodopera.

I robot nelle aziende Giapponesi, a corto di manodopera.

’Henna Hotel di Nagasaki, il cui nome si traduce in «hotel strano», è una delle tante bizzarre attrazioni che i giapponesi danno in pasto ai turisti giunti sin qui alla ricerca di conferme dell’idea preconcetta che hanno di questo Paese. Ed ecco allora che lo staff dell’albergo è stato rimpiazzato da un’eclettica schiera di robot, tra i quali una signora umanoide che annuisce e regala sprazzi di realistiche espressioni.

Ora, per via del costante calo di manodopera, le aziende giapponesi hanno preso a reclutare personale mecca robotnico alla stessa maniera di quello strano hotel.

Infatti, contrariamente alla percezione comune, le aziende giapponesi sono poco automatizzate. La crescita dell’economia di questi ultimi mesi è dovuta non solo a un aumento del 5,3% annuo della domanda privata – le famiglie hanno acquistato più automobili e elettrodomestici – ma anche ad una spesa aziendale che è salita addirittura del 9,9%, in quanto le aziende hanno compensato la cronica mancanza di manovalanza investendo in più automazione.

Non solo, secondo un’indagine della Banca del Giappone, le società con capitale sociale dai 100 milioni a un miliardo di yen (da 750 mila a 7,5 milioni di euro) prevedono di aumentare gli investimenti nell’anno corrente del 17,5%, il livello più alto mai registrato.

Non è chiaro quanto di questo ammontare venga investito direttamente in automazione, ma le aziende che vendono questo tipo di attrezzature parlano di ordini in netta crescita. Anche i ricavi di molti produttori di robot giapponesi sono aumentati nei primi mesi dell’anno per la prima volta in diversi trimestri. Dopotutto siamo nel Paese che ha introdotto nell’immaginario collettivo l’idea stessa di robot. Era il 1963 quando sulle televisioni americane e giapponesi appariva Astro Boy, il primo dei tanti robot eroi la cui mission salvifica contrastava nettamente con l’immaginario fobico della science fiction occidentale di quegli anni.

Fu allora che l’Occidente cominciò ad assorbire una gran quantità di giocattoli robot dal Giappone che portò molti alla constatazione che fosse proprio la fiction giapponese e non gli incredibili sviluppi della robotica ad alimentare il consumo di gadget elettronici. Dunque anche la rappresentazione del futuro occidentale appariva contaminato da elementi nipponici, uno su tutti quel Blade Runner che trasfigurò una futuristica Los Angeles in una Tokyo contemporanea dove le automobili erano in grado di volare sopra strade ovviamente sempre sovraffollate. Ma quello che allora ispirava Hollywood era un Paese ben diverso da quello odierno, era il Giappone del boom di nascite e di esportazioni mentre l’automazione era più nell’immaginario che nella realtà. Oggi i tassi di natalità più bassi hanno generato un invecchiamento precoce della popolazione e una diminuzione della forza lavoro che hanno messo in serio pericolo la futura crescita economica del Paese.

Il modo in cui il Giappone affronterà i problemi causati da una popolazione che invecchia fornirà lezioni critiche anche per altre popolazioni limitrofe, tra cui la Cina e la Corea del Sud, che dovranno affrontare simili sfide nei prossimi anni.

Al momento tra le soluzioni contemplate non c’è quella di utilizzare l’immigrazione per compensare il declino. Basti considerare che l’anno scorso sono stati accolti appena 28 richiedenti asilo e 27 nel 2015. Questo rispetto a 10.000 richieste presentate nel 2016, in particolare da persone provenienti da Nepal, Turchia e Sri Lanka.

Non sorprende dunque se nella relazione annuale sulla politica estera pubblicata ogni anno dal ministero competente si legge già alla seconda pagina: «Il numero di persone che attraversano le frontiere è drammaticamente in crescita a causa della globalizzazione, questo fatto pone una grave minaccia per lo scoppio e la diffusione di malattie infettive».

Nessun cenno quindi alle risorse che potrebbero rappresentare i migranti, si parla solo di un loro potenziale pericolo.

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