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2 Marzo 2018 Gel contraccettivo maschile: nel 2018 un importante test clinico

Gel contraccettivo maschile: nel 2018 un importante test clinico

Ad aprile partirà la più ampia sperimentazione sull’uomo, che coinvolgerà oltre 400 coppie per 4 anni, anche in Italia. Nuova la modalità di somministrazione: il prodotto si spalma (ma non sui genitali).

 Di contraccettivi ormonali maschili si parla ormai da diversi anni, ma uno studio clinico che partirà nel 2018 potrebbe essere il più importante e promettente mai tentato finora. I ricercatori del National Institute of Child Health and Human Development americano hanno messo a punto un gel che blocca temporaneamente la produzione di spermatozoi. Da aprile 2018, e per quattro anni, lo daranno da usare a oltre 400 coppie negli USA, Regno Unito, Italia, Cile, Svezia e Kenya per verificare efficacia e facilità di somministrazione.

CHE COSA CONTIENE. Il gel è a base di due ormoni sintetici, una versione di testosterone e una di progestina (una sostanza ormonale simile al progesterone). Quest’ultima impedisce ai testicoli di produrre dosi di testosterone sufficienti a garantire normali quantità di spermatozoi. Il testosterone sintetico serve semplicemente a garantire che non ci siano squilibri ormonali (ma non a formare spermatozoi).

DOVE SI METTE? Il prodotto si spalma sulla pelle, ma non, come si potrebbe pensare, nella zona genitale: se ne applica ogni giorno mezza tazzina da caffè su spalle e braccia, e si assorbe in un minuto. Se ci si ricorda di farlo con costanza, la combinazione dei due ormoni sopprime la produzione di spermatozoi per 72 ore.

I volontari useranno il gel per almeno 4 mesi, mentre i loro livelli di spermatozoi saranno monitorati (per prevenire una gravidanza, la conta deve scendere a meno di un milione per millilitro di sperma). Solo a quel punto anche le partner possono abbandonare altre forme di contraccezione.

 

NOTO DA TEMPO. Il prodotto si era già dimostrato efficace in un primo trial di sei mesi effettuato nel 2012, ma in quel caso i gel erano due, da spalmare su parti distinte del corpo. La nuova formulazione è più semplice da somministrare.

 

LE ALTRE SPERIMENTAZIONI. All’inizio di quest’anno un gel contraccettivo maschile si era dimostrato efficace nei macachi, e con effetti reversibili. In quel caso però, il metodo era totalmente diverso: il prodotto bloccava meccanicamente i dotti che veicolano gli spermatozoi dai testicoli all’uretra. Altre forme di contraccezione maschile basate su iniezioni di ormoni si erano rivelate efficaci, ma con effetti collaterali significativi e non accettabili (come la depressione).

 

Se il gel dovesse passare i test clinici, i maggiori ostacoli a un suo approdo sul mercato saranno forse in termini di accettabilità. Per secoli infatti la contraccezione è stata socialmente considerata un’incombenza principalmente femminile.

18 Dicembre 2017 Scopre che la moglie era uomo

Scopre che la moglie era uomo

La storia di Jan, un 69enne belga, ha dell’incredibile! Il poveretto ha scoperto solo dopo 24 anni che la moglie era stata in realtà un uomo.

 

I due si sono sposati nel 1993, quando Jan conobbe l’indonesiana Monica, la quale lavorava per i figli di sua sorella. Solo dopo 24 anni anni di matrimonio Jan ha scoperto l’assurda verità. Ma non è stata Monica a rivelare il suo segreto, bensì ci ha pensato il cugino!

L’amore di Jan per Monica era sbocciato nel momento in cui il suo secondo matrimonio era entrato in crisi. Quando si conobbero lui aveva 44 anni mentre lei 27. Monica gli confidò così di non volere figli e lui, avendone già due, non si pose il problema. Adesso i due sono separati in casa e non si rivolgono più la parola, di certo ciò che Monica ha fatto a Jan è imperdonabile!

30 Novembre 2017 Da poligami a monogami a causa delle malattie veneree?

Da poligami a monogami a causa delle malattie veneree?

È un’ipotesi interessante, ma non priva di limiti: con l’avvento dell’agricoltura, la poligamia potrebbe aver favorito infezioni sessuali e infertilità, e sarebbe stata pertanto abbandonata.

Gonorrea e sifilide non evocano immediatamente scenari romantici, eppure potrebbero aver avuto un ruolo nella trasformazione dell’Homo sapiens in specie monogama. Lo afferma uno studio di Chris Bauch, dell’Università di Waterloo in Canada, e Richards McElreath, del Max Planck Institute for Evolutionary Anthropology di Lipsia, Germania, appena pubblicato su Nature Communications.

 

LO ZAMPINO DEI BATTERI. Basandosi su una serie di modelli matematici, i ricercatori sostengono che il passaggio dalle abitudini poligame dei cacciatori raccoglitori, alla monogamia successiva allo sviluppo dell’agricoltura, potrebbe essere stato determinato proprio dalle malattie veneree. Gli autori hanno condotto circa 2000 simulazioni su società di diversa dimensione (dai 30 individui delle antiche comunità nomadi, ai 300 delle prime comunità agricole) considerando un arco di tempo di circa 30 mila anni.

29 Novembre 2017 Tutto è relativo, anche la soddisfazione sessuale

Tutto è relativo, anche la soddisfazione sessuale

Siete soddisfatti della vostra vita sessuale? Probabilmente sì, soprattutto se pensate di farlo più spesso dei vostri amici. Il curioso risultato di una ricerca americana.

 Fare sesso è senza dubbio un’attività molto piacevole, ma la soddisfazione è ancora maggiore se pensiamo di farlo più spesso rispetto ad amici e conoscenti. E’ la singolare conclusione di una ricerca condotta da Tim Wadsworth, sociologo presso la University of Colorado Boulder, che tra il 1993 e il 2006 ha analizzato i questionari compilati da 15.386 individui in occasione della General Social Survey, uno studio demografico condotto ogni anno su un campione della popolazione statunitense. Lo studio è stato pubblicato sull’ultimo numero di Social Indicators Research.

Di più (degli altri) è meglio. In generale i partecipanti al sondaggio hanno dichiarato che il sesso li rende felici e il livello di soddisfazione è maggiore di oltre il 50% per i soggetti che hanno una vita sessuale attiva e regolare. Ma la felicità tra le lenzuola risulta condizionata dal paragone con quella degli amici: chi fa sesso due-tre volte al mese ma è convinto che i suoi amici lo facciano molto più spesso, ha una probabilità più bassa del 14% di riportare nel censimento alti livelli di soddisfazione.
Insomma, per essere felici non sembra importante fare tanto sesso, ma farne di più rispetto agli altri. Secondo i ricercatori la spiegazione di questo comportamento è diversa per uomini e donne: mentre per i maschi fare più sesso rispetto agli amici è una dimostrazione di forza e virilità, per le femmine il sentirsi desiderate favorirebbe l’autostima e la sensazione di sicurezza.

28 Novembre 2017 La menopausa? Un errore evolutivo causato dagli uomini

La menopausa? Un errore evolutivo causato dagli uomini

Arrivati a una certa età i maschi cercano partner più giovani per riprodursi. Ecco perché alle loro coetanee la fertilità non serve più.

L’insistente ticchettio dell’orologio biologico femminile a un certo punto si arresta: sopravviene allora la menopausa, la fine dell’età fertile nella vita di una donna. Ma perché il gentil sesso va incontro – caso unico nel mondo animale – a questo “stop” riproduttivo? Uno studio canadese pubblicato su PLOS Computational Biology fornisce una nuova spiegazione. Che potrebbe non piacere troppo agli uomini là fuori.

Arrivati a una certa età, i maschi desiderosi di diventare padri cercano una compagna più giovane. Per le loro coetanee, a quel punto, le chances di avere figli si riducono, e la scelta più conveniente per il loro corpo è quella di entrare in menopausa. La chiusura dell’età fertile femminile sarebbe quindi un “incidente” dell’evoluzione imputabile alle preferenze sessuali maschili.

Avere figli in età avanzata fa vivere più a lungo: la news

Utilizzando modelli computazionali i ricercatori della McMaster’s University (Canada) hanno dimostrato come sia stata, nel tempo, la scelta maschile di partner più giovani a favorire quell’insieme di cambiamenti biologici e genetici che hanno portato le donne a sviluppare la menopausa. L’ipotesi contraddice la diffusa teoria che la menopausa sia una soluzione evolutiva che impedisce alle donne più anziane di partorire, spingendole invece ad accudire i nipoti, aiutando i figli e sostenendo così la propria discendenza.

Secondo Rama Singh, tra gli autori dello studio, lo sviluppo di infertilità – un controsenso dal punto di vista dell’evoluzione che dovrebbe incoraggiare la continuazione della specie – sarebbe un semplice riconoscimento del fatto che dopo una certa età la fertilità non serve più. E poiché la selezione naturale punta alla sopravvivenza del gruppo attraverso il successo individuale, incoraggia le possibilità riproduttive nelle donne che hanno maggiori probabilità di essere “scelte”.

28 Novembre 2017 Trascorre 3 anni su una palma di 20 metri

Trascorre 3 anni su una palma di 20 metri

La strana storia di un uomo che ha trascorso gli ultimi 3 anni in cima ad una palma di 20 metri.

In tre anni ha toccato terra una sola volta. E’ questa la particolare storia di Gilbert Sanchez, un uomo di 47 anni delle Filippine che nel 2014 era salito in cima ad una palma di cocco di 20 metri.

Gilbert era salito in seguito ad una lite, in cui era stato colpito in testa con una pistola. Era così spaventato di essere ucciso che l’albero più alto gli era sembrata la soluzione più efficace per sopravvivere. Per tre anni ha mangiato e bevuto solo ciò che la madre gli portava quotidianamente, usando una corda improvvisata per poterlo afferrare.

Più volte Winifreda Sanchez, la madre, ha provato a convincerlo a scendere dall’albero, almeno per fare un bagno. L’uomo, però, ha sempre rifiutato. Così la donna ha continuato a fare ciò che poteva, portandogli ogni giorno cibo, vestiti e sigarette.

Tutti a La Paz conoscevano la situazione di Gilbert Sanchez, nessuno però ha fatto nulla finchè un articolo su di lui è diventato virale sui social. La copertura mediatica ha così convinto le autorità locali a portare giù l’uomo contro la sua volontà. L’operazione è stata ben più difficile del previsto e alla fine l’unica soluzione è stata quella di tagliare la palma con una motosega stando bene attenti a non ferirlo.

Nei video che circolano sui social si vede il corpo di Gilbert pieno di vesciche e morsi d’insetti. L’uomo soffre anche di atrofia muscolare e la sua colonna vertebrale è deformata dopo tanto tempo trascorso accovacciato sull’albero di cocco. Ma è la sua mente che di gran lunga soffre di più.

20 Novembre 2017 La calvizie? Tutta colpa della barba!

La calvizie? Tutta colpa della barba!

Secondo una ricerca canadese la colpa della calvizie sarebbe da attribuire alla barba!

La perdita dei capelli è molto comune, riguarda infatti il 58% degli uomini oltre i 50 anni. Nonostante molti decenni di ricerche e studi, la soluzione definitiva a questo problema non è ben chiara. Così come non è ben chiaro il motivo per cui i capelli cadono.

Una nuova ricerca scientifica della canadese Université Laval ha recentemente affermato che la causa di tutto è la barba. Gli uomini diventerebbero calvi per compensare il calore trattenuto dalla crescita della barba. Non conta se la barba è lasciata crescere o meno, quanto la densità dei follicoli piliferi.

Tagliarsi la barba, in poche parole, non risolverebbe il problema. Possono esserci alcune eccezioni ma un calcolo probabilistico dimostra che tanto più un uomo ha la barba folta, quanto più soffrirà di perdita di capelli.

Negli uomini il tasso di evaporazione del sudore è più elevato sulla fronte piuttosto che sulle guance, nelle donne e nei bambini, invece, questo tasso è pari tra guance e fronte. Questo dimostra che, la presenza di barba, crea una sorta di pressione perché la dispersione di temperatura avvenga in altre parti della testa, causando calvizie.

Fate sesso e sarete più sicuri

Fare l’amore placa l’ansia e mette in funzione ormoni deputati al self control. Ottimo idea prima di parlare in pubblico. Ma attenzione, funziona soprattutto per i rapporti completi e meno con il sesso orale.

Che il sesso fosse piacevole e facesse bene, era già notorio. Uno psicologo inglese tuttavia ha voluto dimostrare scientificamente i benefici psicofisici della penetrazione: fare l’amore prima di tenere un discorso pubblico è il modo migliore per acquistare sicurezza, sconfiggere l’ansia e mantenere la giusta concentrazione di fronte alla platea. Stuart Brody, uno psicologo dell’Università di Paisley (Scozia), ha preso a campione 24 donne e 22 uomini a cui era stato chiesto di tenere per due settimane un diario dei loro momenti d’intimità indicandone tempi, luoghi e soprattutto tipologia di attività sessuale svolta.

Prima il piacere poi il dovere
Dopo i quindici giorni in cui – chi più chi meno – si sono divertiti come meglio credevano, i 46 esaminati sono stati invitati a cimentarsi in prove impegnative per la mente e, di conseguenza, anche per il fisico. In particolare la ricerca ha dimostrato come i soggetti che avevano avuto un maggior numero di incontri sessuali “completi” erano in grado non tanto di eseguire i compiti assegnati nel modo migliore, quanto di reagire con meno ansia allo stress della prova.

Bocciati agli “orali”
I soggetti che dichiaravano di avere avuto solo rapporti sessuali completi, al momento della prova stressante – un discorso pubblico o un test di aritmetica da risolvere ad alta voce – registravano minori sbalzi di pressione sanguigna rispetto alle persone che invece si erano fermate ai rapporti orali o alla masturbazione (di coppia). Le peggiori performance in fatto di stress sono state quelle degli astinenti.
Ma perché il sesso penetrativo ha questi vantaggi? Non è ancora chiaro; forse – suppone Brody – tutto dipende dalla stimolazione di alcuni nervi posti nella vagina e dall’effetto calmante dell’ossitocina, un ormone che viene rilasciato soprattutto durante la penetrazione.

11 Novembre 2017 Perché cambiamo partner

Perché cambiamo partner

Per cercare quello giusto. Per una nuova libertà. Ma anche per l’eredità dell’evoluzione. Perché, spiegano gli antropologi, siamo monogami, sì. Ma seriali…

Finché morte non ci separi… o no? Anche se all’inizio di un’unione tendiamo a pensare che sia “per sempre” (o quasi), può accadere che a un certo punto si senta il bisogno di cambiare partner. E in questo non entrano in gioco solo litigi o problemi, ma persino l’evoluzione: la coppia, secondo gli antropologi, è “a tempo”, quindi dopo 4 o 5 anni (il necessario per crescere la prole) è “naturale” che ci si ponga il problema se riassortire la coppia. La nostra storia biologica insomma ci condiziona ancora oggi, con buona pace delle promesse di eterna fedeltà. La crisi si può superare o no, ma sono in aumento coloro che preferiscono cercare un nuovo partner.

IL MITO. Perché oggi nel cambiare partner si fondono natura e cultura, eredità dell’evoluzione e cambiamenti della società. Da una parte, gli antropologi ci spiegano che siamo in realtà dei monogami seriali: tendiamo cioè ad avere una relazione per volta, ma con compagni diversi nel corso della vita. L’antropologo Augustín Fuentes, nel suo libro Race, monogamy, and other lies they told you, sostiene per esempio che la monogamia è un mito, una condizione culturale imposta, che pochi riescono infatti a mantenere con serenità.

Dall’altra i mutamenti nella società – a cominciare dal fatto che il matrimonio non è più indissolubile – fanno il resto. «La coppia seriale si diffonde fra le nuove generazioni a causa di cambiamenti culturali che stanno procedendo a grande velocità» dice il sociologo Carmelo Carabetta, autore di Giovani, cultura e famiglia. I giovani, rileva il sociologo, cambiano per un senso di libertà mai provato prima. «La coppia fissa non dura a lungo, data la percezione di provvisorietà delle condizioni di vita e il fatto che si riconoscono sempre meno i valori e i modelli della famiglia, ma anche della scuola, della chiesa e dei partiti». Le norme rigide della società si allentano e si torna un po’ “primitivi”. «E si mettono al centro i propri desideri» dice Carabetta. Le relazioni sono più libere; si vive la monogamia seriale anche per reagire alla noia e all’insofferenza di rapporti solidi, ma usuali. Questo cambio culturale si riflette nell’aumento delle separazioni: in Italia, secondo i dati Istat, dal 1995 al 2010 si è passati da 158 separazioni e 80 divorzi ogni mille matrimoni a 307 separazioni e 182 divorzi. All’origine ci possono essere seri problemi di convivenza o semplice voglia di cambiare, ma il trend segna per le separazioni un più 2,6% annuo.