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8 Marzo 2018 Che cos’è la Giornata internazionale della donna e perché è importante

Che cos’è la Giornata internazionale della donna e perché è importante

Arriva da una tradizione cominciata agli inizi del Novecento che ha a che fare con il socialismo, tra le altre cose, e ricorda i diritti conquistati dalle donne e quelli da ottenere

La Giornata Internazionale della donna (conosciuta comunemente anche come “festa della donna”) non si è sempre festeggiata l’8 marzo: la prima giornata della donna fu organizzata dal Partito socialista americano il 28 febbraio del 1909 e fu una manifestazione in favore del diritto di voto femminile. Oggi la Giornata Internazionale della donna si celebra in tutto il mondo, con differenze tra paese e paese: per esempio, in Italia per la festa della donna si regalano le mimose.

La Giornata Internazionale della donna è stata istituita per ricordare i diritti e le conquiste sociali ottenuti nel corso degli ultimi decenni dalle donne. Oggi anche Google ricorda la festa della donna, sostituendo il suo classico logo con un doodle che mostra dodici brevi storie illustrate da altrettante disegnatrici e grafiche di diversi paesi: sono Philippa Rice, Saffa Khan, Karabo Poppy Moletsane, Laerte, Kaveri Gopalakrishnan, Chihiro Takeuchi, Tnlaya Dunn, Tillie Walden, Estelí Meza, Anna Haifisch, Francesca Sanna e Isuri. Ognuna racconta in modo diverso le donne nelle società e nelle culture in cui vivono, le loro aspirazioni e la possibilità o meno di realizzarle, le cose che sono cambiate nella loro condizione e le cose che sono ancora da cambiare.

In occasione della Giornata internazionale della donna, in Italia e in più di 70 paesi del mondo, è stato organizzato un grande sciopero delle donne per protestare contro le forme di disuguaglianza tra uomini e donne. È organizzato da diversi movimenti femministi e, in Italia, da Non Una Di Meno. È uno sciopero femminista, sociale e politico, e non solo uno sciopero dal lavoro classicamente inteso: un’astensione da ogni attività anche di cura, formale o informale, gratuita o retribuita e sarà uno sciopero dal consumo e dai ruoli imposti dagli stereotipi di genere. Sul sito di Non Una di Meno si spiega che l’obiettivo principale della mobilitazione è il contrasto alla violenza maschile e a tutte le forme di violenza di genere.

La prima Festa della donna

Dopo la manifestazione del 1909 negli Stati Uniti, alla Seconda Conferenza internazionale delle donne, organizzata nel 1910 a Copenaghen, si discusse di istituire una festa ufficiale, senza però stabilire una data precisa. L’anno successivo, il 19 marzo, venne festeggiata da oltre un milione di donne in Svizzera, in Danimarca, negli allora Impero austroungarico e Impero tedesco.

La prima Giornata internazionale della donna ad essere festeggiata un 8 marzo fu quella del 1914, forse perché quell’anno era una domenica. Tre anni dopo ci fu un’altra manifestazione, sempre avvenuta l’8 marzo, nella quale le donne della capitale dell’Impero russo, San Pietroburgo, protestarono per chiedere la fine della guerra. Quattro giorni dopo lo zar abdicò – l’Impero attraversava da tempo una profondissima crisi – e il governo provvisorio concesse alle donne il diritto di voto: quella delle donne di San Pietroburgo fu una delle prime e più importanti manifestazioni di quella che oggi viene chiamata Rivoluzione di febbraio (perché, per il calendario giuliano all’epoca in vigore in Russia, avvenne il 23 febbraio). Dopo la rivoluzione bolscevica, nel 1922 Vladimir Lenin istituì l’8 marzo come festività ufficiale.

La Festa della donna e l’URSS

Fino agli anni Settanta la Festa della donna si festeggiò quasi esclusivamente nei paesi dell’Unione Sovietica e in Cina. Il 1975 fu dichiarato “Anno internazionale delle donne”, e le Nazioni Unite invitarono tutti i paesi membri a celebrare la ricorrenza dell’8 marzo. Due anni dopo, con una risoluzione ufficiale, l’ONU istituzionalizzò la festività.

Leggende metropolitane

Negli anni si sono diffuse leggende e storie infondate sulla nascita della Festa della donna. Una delle più comuni sostiene che venne istituita per ricordare un incendio che uccise centinaia di operaie di una fabbrica di camicie a New York l’8 marzo 1908. Quest’incendio non avvenne mai, in realtà: ce ne fu uno il 25 marzo del 1911 nel quale morirono 140 persone, soprattutto donne immigrate italiane e dell’Europa dell’Est, ma non fu davvero all’origine della festività, anche se l’episodio divenne uno dei simboli della campagna in favore dei diritti delle operaie. Allo stesso modo, non è vero – come sostiene un’altra versione – che la Giornata internazionale della donna viene celebrata per ricordare la dura repressione di una manifestazione sindacale di operaie tessili organizzata sempre a New York nel 1857.

Perché l’8 marzo si regalano le mimose?

In moltissimi paesi è tradizioni regalare fiori alle donne l’8 marzo ma la relazione tra i fiori di mimosa e la Festa della donna c’è solo in Italia. Nel nostro paese la Giornata internazionale della donna cominciò a essere celebrata anche dopo la Seconda guerra mondiale su iniziativa del Partito Comunista Italiano e dell’Unione delle Donne in Italia (UDI). Secondo i racconti dell’epoca, inizialmente si voleva usare come fiore simbolo della festa la violetta, un fiore con una lunga tradizione nella sinistra europea: uno dei sostenitori di questa idea era il vice-segretario del Partito Comunista Luigi Longo. Alcune dirigenti del Partito Comunista però si opposero: la violetta era un fiore costoso e difficile da trovare. L’Italia era appena uscita dalla guerra e molti si trovavano in condizioni economiche precarie e avrebbero avuto molte difficoltà a procurarsi le violette. Tra loro c’era Teresa Mattei, una ex partigiana che negli anni successivi avrebbe continuato a battersi per i diritti delle donne. Di lei è diventato leggendariouno scambio che ebbe con un deputato liberale a proposito della parità tra uomini e donne all’interno della magistratura: «Signorina, ma lei lo sa che in certi giorni del mese le donne non ragionano?», chiese il deputato. E lei rispose: «Ci sono uomini che non ragionano tutti i giorni del mese».

Mattei, insieme a Rita Montagna e Teresa Noce, propose di adottare un fiore molto più economico, che fiorisse alla fine dell’inverno e che fosse facile da trovare nei campi: da qui nacque l’idea della mimosa. Anni dopo, in un’intervista Mattei disse: «La mimosa era il fiore che i partigiani regalavano alle staffette. Mi ricordava la lotta sulle montagne e poteva essere raccolto a mazzi e gratuitamente». Anche se la festa della donna non divenne una ricorrenza popolare fino agli anni Settanta, la tradizione della mimosa ebbe successo e si mantiene ancora oggi. Come disse Mattei, morta nel 2013 a 92 anni: «Quando nel giorno della festa della donna vedo le ragazze con un mazzolino di mimosa penso che tutto il nostro impegno non è stato vano».

8 Marzo 2018 La catanese Dora Musumeci, prima pianista jazz d’Italia

La catanese Dora Musumeci, prima pianista jazz d’Italia

Oggi, 8 marzo giorno scelto per la festa internazionale della donna, vogliamo farvi conoscere un talento nostrano: la catanese Dora Musumeci, la prima pianista jazz d’Italia.

Dora Musumeci nacque a Catania nel 1934. Il padre Salvatore Musumeci era violinista presso il Teatro Massimo Vincenzo Bellini. Vero talento, Giulia Isidora, questo il suo nome di battesimo, cominciò a studiare musica a cinque anni, divenendo ben presto una bambina- prodigio; a dieci faceva parte di vari gruppi musicali nei quali si esibiva da professionista. A quindici abbandonò la scuola per partire per il suo primo tour internazionale per Tripoli. Da quel momento si diede tutta alla musica.

A 18 anni si diplomò in pianoforte classico col massimo dei voti e la lode, presso il Conservatorio San Pietro a Majella di Napoli, scegliendo il nome di Dora Musumeci

Dopo il diploma, Dora abbandonò la musica classica, rapita dalle melodie coinvolgenti del jazz, inventato in America dal siciliano Dominic James La Rocca, detto Nick.

Nel ’47 per Dora iniziò la sua consacrazione, sancita da un articolo monografico su di lei pubblicato su Musica Jazz.  La sua fama superava i confini dell’Isola. L’artista collaborò con i grandi della musica, soprattutto jazz, come Dizzy Gillespie e Lionel Hampton. Formò la sua prima band, il cui bassista e cantante era Roby Matano (in seguito componente de “I Campioni”) e incise le sue prime canzoni, che la condussero in tour in Spagna, Francia, Portogallo, Germania, Belgio e Svizzera.

Nel nel 1956, a Torino, Dora pubblicò l’album “La regina dello swing” che le fece vincere nello stesso anno il primo premio al Festival del Jazz di Modena. Veniva spesso ospitata in trasmissioni televisive e radiofoniche, e continuò a pubblicare dischi per varie case discografiche; dal vivo inoltre eseguiva spesso arrangiamenti jazz di canzoni di musica leggera. Formò un quartetto a suo nome a cui appartenevano “fair” Little Cickets, Tonino Ferrelli e Roberto Petrin.

Negli anni Sessanta, Dora Musumeci arrivò anche al Piper, il noto club musicale di Roma, portando quindi il jazz nella casa consacrata alla beat; partecipò a numerose trasmissioni radio e tv , ebbe parte attiva nel mondo del cinema, registrando alcuni brani per colonne sonore assieme a importanti  compositori, tra cui il maestro Ennio Morricone, Romano Mussolini Giovanni Tommaso. In questi anni tanti sono stati i concerti e i festival a cui Dora partecipò, arrivando a conoscere e a lavorare con alcuni dei direttori d’orchestra come Scherchen, Urbini, Somogyi, Fistoulari, Gillespie, Cannonball Weismann, Garcia Asencio. La catanese si dedicò inoltre alla realizzazione di musiche per spettacoli radiofonici o teatrali, come nel caso de “L’aria del continente” di Nino Martoglio, adattamento di Turi Ferro. La musicista incise fino al 1961.

Con questo successo, Dora Musumeci girò molte volte l’Europa. Negli anni Settanta abbandonò definitivamente il jazz per dedicarsi alla musica classica, suo grande amore, soprattutto a quella di Debussy, Bach, Rachmaninoff. Compose musiche per spettacoli radiofonici, tra cui nel 1972 “La scuola dei buffoni” di Michel de Ghelderode, per la regia di Romano Bernardi.

Divenne insegnante di pianoforte al Conservatorio Francesco Cilea di Reggio Calabria dove insegnò fino alla fine della sua vita, avvenuta nel 2004 in seguito ad un incidente stradale avvenuto a Catania, nei pressi del Corso Italia, dopo un lungo periodo di coma.

Nel 1994 venne nominata Cavaliere dell’Ordine al merito della Repubblica, come eccellenza italiana nel mondo. 

La discografia di Dora Musumeci

Ecco alcuni dei suoi successi:

33 giri

  • 1956: La regina dello swing (Cetra LPA 66, 25 cm)
  • 1961: 24 motivi al pianoforte (Vik, KLVP 91; pubblicato come Dora Musumeci e il suo Trio)
  • 1970: Modern piano music (Tank STG 7037).
  • 1967: Un anno di successi (Bluebell Records BB RD 100; Dora Musumeci esegue Winchester Cathedral)
  • 1988: Italian Jazz graffiti volum3 1 (Musica Jazz 2mjp 1064; album antologico allegato al numero 8-9 del 1988 della rivista Musica Jazz; Dora Musumeci esegue un brano strumentale registrato dal vivo a Torino il 3 novembre 1954)

EP

  • 1955: Caminito / Somebody Loves Me / Yesterdays / Kiss Tango (Cetra, EP 0531; con Armando Fragna e Beppe Mojetta; la Musumeci esegue Somebody Loves Me e Kiss Me, mentre l’orchestra Fragna esegue Kiss Tango e l’orchestra Mojetta esegue Caminito)
  • 1957: Ehi tu/Blues in cornice / La cicoria /Lullaby of Broadway (Philips, PE 431 025)
  • 1959: Chimere / Mentre il tempo passa / Io partirò / All Right, Ok, You Win (Consorti, MLE 10003)

78 giri

  • 1954: Vorrei sapere perché / O cangaceiro /Jamaican rumba / That’s My Desire (Cetra DD 10308)

45 giri

  • 1959: Ehi tu / Lullaby of Broadway (Philips, 363 428 PF)
  • 1960: Sono stanco / Dall’alba al tramonto (Cetra, SP 30763; con Giacomo Rondinella)
  • 1961: Qualcuno ha chiesto di me / Caffè e camomilla (RCA Italiana, PM 3036).

Guarda i video con le sue esibizioni e dei suoi brani più famosi: https://youtu.be/8reKtN3MX7k; 

https://youtu.be/O4VNzC-P2rs; https://youtu.be/3rw24EQNvKE.

Vedi anche: http://catania.italiani.it/latin-swing-al-cortile-platamone-conosciamo-gli-hjo-jazz-orchestra/

7 Marzo 2018 Vi dichiaro marito e cuscino (video Youtube)

Vi dichiaro marito e cuscino (video Youtube)

Il vero amore, che si cerca affannosamente per trascorrere serenamente il resto della propria vita, può nascondersi ai nostri occhi assumendo diverse forme

La storia che stiamo per raccontarvi narra proprio una di queste ricerche conclusasi con un matrimonio a dir poco insolito. Lee Jin-gyu, un coreano con la fissa per i manga, si è recentemente sposato con un dakimakura: un grosso cuscino raffigurante su un lato Fate Testarossa, sua eroina preferita, personaggio dei manga giapponesi.

Lee, 28enne dai gusti discutibili, ha letteralmente perso la testa per questa “donna” immaginaria e, da quando ha pronunciato il fatidico sì, trascorre con lei tutto il suo tempo libero. “E’ completamente ossessionato da questo cuscino – ha raccontato ai giornalisti un amico del giovane sposo – e lo porta sempre con sé. Non se ne separa neppure quando va al parco o al luna park. Pensate, quando deve pranzare fuori casa la porta con sé e ordina da mangiare anche per lei”.

L’insolito matrimonio di Lee non è tuttavia l’unico caso di nozze anomale. In Giappone, non molti mesi fa, un appassionato di videogiochi ha sposato quella che considerata la sua fidanzata virtuale, Nene Anegasaki, uno dei personaggi principali del gioco Love Plus per Nintendo DS.

7 Marzo 2018 la doccia che ti caccia via dopo 4 minuti

la doccia che ti caccia via dopo 4 minuti

Un’artista ha inventato una doccia che ti caccia via dopo 4 minuti, per risparmiare acqua.

Le risorse del nostro pianeta non sono illimitate, eppure viviamo ogni giorno come se tutto ciò che abbiamo non avesse fine, sfruttando l’ambiente senza curarci del fatto che questo possa portare in futuro ad altre cose ben più negative.

Sono sempre più gli artisti, gli imprenditori o i semplici cittadini che decidono di impegnarsi nella tutela dell’ambiente, una di questi è sicuramente Elisabeth Buecher, francese che vive a Londra, la quale si occupa di installazioni, mescolando tecnologie moderne e tecniche tradizionali.

E’ stata proprio Elisabeth ad inventare una geniale doccia dal nome “My shower is a green warrior” (la mia doccia è un guerriero verde) che ha lo scopo di sensibilizzare contro lo spreco di acqua. Il funzionamento è tanto semplice quanto efficace: dopo 4 minuti di erogazione di acqua, la doccia costringe chi si sta lavando a scappare letteralmente.

La tenda è infatti realizzata con degli aculei che dopo il tempo prestabilito si gonfiano sempre più, fino ad occupare tutto lo spazio disponibile. Queste tende per ora non sono in vendita ma solamente in esposizione.

7 Marzo 2018 I film che raccontano la Sicilia

I film che raccontano la Sicilia

La Sicilia, oltre che essere fucina di talenti della scrittura, protagonista di grandi pagine di letteratura, è stata designata sul grande schermo come location e sfondo di molte pellicole cinematografiche, che ne hanno ritratto le varie caratteristiche.

Vi proponiamo i 10 grandi film che raccontano la Sicilia.

  1. La terra trema (1948): diretto da Luchino Visconti,  Ispirato da “I Malavoglia” di Giovanni Verga. Fu girato ad Acitrezza, terra dei Ciclopi e dei Faraglioni, con attori non professionisti.
  2. I cavalieri dalle maschere nere (1948): diretto da Pino Mercanti, ispirandosi al romanzo“I Beati Paoli “di Luigi Natoli.
  3. Stromboli (Terra di Dio) del 1950, diretto da  Roberto Rossellini. La pellicola divenne un classico del Neorealismo italiano. Venne girato a Stromboli vide il coinvolgimento di molti dei veri abitanti dell’isola.
  4. Il Gattopardo (1963) – Tratto dall’omonimo romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa e diretto da Luchino Visconti.
  5. Sedotta e abbandonata (1964) – Diretto da Pietro Germi, è il secondo film della trilogia iniziata con “Divorzio all’italiana” e propone un’analisi impietosa della Sicilia degli anni ’60.
  6. La ragazza con la pistola (1968) diretto da Mario Monicelli, con la straordinaria interpretazione di Monioca Vitti e Carlo Giuffrè.
  7. Nuovo Cinema Paradiso (1988) – Scritto e diretto da Giuseppe Tornatore, ache nel 1990 conquistò l’Oscar per il miglior film straniero. Parlando di Tornatore, è impossibile non citare Malena, girato a Siracusa nel 200o e anche Baarìa, girato nel 2009.
  8. Il postino (1994): di Massimo Troisi, trae ispirazione dal romanzo del cileno “Antonio Skàrmeta Il postino” di Neruda. Parte del film è stato girato anche a Salina, nelle isole Eolie, e in particolare a Pollara di Salina, scelta per le riprese dei paesaggi naturali.
  9. I cento passi (2000): diretto da Marco Tullio Giordana, racconta la vita e l’omicidio di Peppino Impastato, impegnato nella lotta alla mafia.
  10. Terraferma (2011): diretto da Emanuele Crialese, è stato girato a Linosa ed affronta il tema dell’immigrazione clandestina.
5 Marzo 2018 La polizia indiana che spara polpette al chili

La polizia indiana che spara polpette al chili

La polizia indiana è stata dotata di fionde e polpette al chili da usare nelle manifestazioni.

Una delle maggiori sfide per ogni corpo di polizia è la gestione delle manifestazioni: in questi casi bisogna avere molto sangue freddo per evitare che le cose degenerino.

La polizia indiana ha avuto un’idea rivoluzionaria e ha pensato di munirsi di fionde e polpette al chili da utilizzare nel corso delle manifestazioni. Sembrerebbe, infatti, che queste armi curiose siano più efficaci di cannoni ad acqua e gas lacrimogeni.

Già da diverso tempo gli agenti del distretto di Hisar, nello stato indiano di Haryana, si stanno esercitando per usare al meglio le fionde e lanciare con la massima precisione le palline di chili in modo da poter colpire solo chi veramente costituisce un pericolo.

L’ispettore generale della polizia del distretto, finito al centro delle polemiche qualche tempo fa per il ferimento di alcuni manifestanti, ha dichiarato: “E’ un passo molto positivo, un’arma civilizzata ad un costo ragionevole, molto meglio dei proiettili di gomma, che possono causare lesioni gravi”.

 

5 Marzo 2018 Ecco lo yoga con urla e parolacce

Ecco lo yoga con urla e parolacce

In Canada sono stati inventati i corsi di yoga con urla, birra e parolacce. E sembrano funzionare!

Quando si pensa allo yoga si immagina un’attività di rilassamento fisico e mentale, con una forte componente dedicata alla meditazione. Eppure a Calgary, in Canada, si sta diffondendo una nuova moda: lo yoga arrabbiato.

Il rage yoga, questo il suo nome, unisce urla, parolacce e birra alle normali posizioni tipiche della disciplina. Questo servirebbe ad esprimere meglio e più liberamente la propria rabbia interiore.

L’idea è dell’istruttrice Lindsay Istace che, dopo essersi lasciata con il fidanzato, ha iniziato casualmente ad inserire parolacce nei suoi esercizi quotidiani di yoga. Ben presto si è resa conto che la cosa la faceva stare meglio, così ha pensato che anche altri ne potessero trarre lo stesso beneficio.

La prima lezione di rage yoga doveva essere una sorta di scherzo ma, visto l’incredibile successo, l’istruttrice ha dovuto creare dei veri e propri corsi. Molti insegnanti di yogastorcono il naso ma Lindsay ha deciso di andare avanti per la sua strada.

5 Marzo 2018 Lucio Battisti, quel genio che reinventò la musica: oggi avrebbe compiuto 75 anni

Lucio Battisti, quel genio che reinventò la musica: oggi avrebbe compiuto 75 anni

Lucio Battisti (Poggio Bustone, 5 marzo 1943 – Milano, 9 settembre 1998) è stato un cantautore, compositore e polistrumentistaitaliano.

Tra i più grandi, influenti e innovativi cantanti e musicisti italiani di sempre, è considerato una delle massime personalità nella storia della musica italiana sia come compositore e interprete dei suoi brani, sia come compositore per altri artisti.

In tutta la sua carriera ha venduto oltre 25 milioni di dischi.

Abile chitarrista e perfezionista, noto anche per l’attenzione ai dettagli e la cura quasi maniacale che dedicava agli arrangiamenti e agli accordi.

La sua produzione ha impresso una svolta decisiva al pop/rock italiano: da un punto di vista strettamente musicale, Lucio Battisti ha rivoluzionato e personalizzato in ogni senso la forma della canzone tradizionale e melodica, talvolta combinandola con sonorità e ritmi tipici di svariati generi,addentrandosi con versatilità ed eclettismo nel rhythm and blues, prog rock, elettropop, latina, arrivando a toccare anche la new wave, la disco music, il folk, il soul, il beat e altro ancora.

Grazie all’armoniosa integrazione della sua musica con i testi scritti da Mogol, a tratti ermetici, Battisti ha segnato un’epoca della cultura musicale e del costume italiani, interpretando in stile poetico temi ritenuti esauriti o difficilmente rinnovabili, come il coinvolgimento sentimentale e gli avvenimenti della vita quotidiana; ha saputo esplorare argomenti del tutto nuovi e inusuali, a volte controversi, spingendosi fino al limite della sperimentazione pura nel successivo periodo di collaborazione con Pasquale Panella, caratterizzato da strutture musicali originali e disarticolate e da un rapporto col testo spinto ai limiti del non sense.

Per queste ragioni Battisti è oggi ritenuto un vero e proprio genio della musica e un punto di riferimento per il panorama musicale italiano, e la sua popolarità sembra aumentare gradualmente anche fuori dai confini nazionali.

Accusato d’essere simpatizzante fascista e spesso criticato per le sue non eccelse doti vocali, Battisti è stato anche una figura estremamente schiva e riservata: durante la sua carriera è apparso sporadicamente in pubblico e si è prestato alla stampa con sempre meno frequenza fino a quando ha deciso di ritirarsi completamente dalla scena, non apparendo più neanche nelle copertine dei suoi album. Alcuni dei quali sono stati anche pubblicati in spagnolo, inglese, tedesco e francese, cantati dallo stesso Battisti.

2 Marzo 2018 Jon Bon Jovi, buon compleanno

Jon Bon Jovi, buon compleanno

Auguri a Jon Bon Jovi che oggi compie 56anni

Jon Bon Jovi, nome d’arte di John Francis Bongiovi Jr (Perth Amboy, 2 marzo 1962), è un cantante, musicista e attorestatunitense, leader dei Bon Jovi, noto gruppo rock del New Jersey.

Jon Bon Jovi è nato a Perth Amboy (New Jersey), con il nome di John Francis Bongiovi Jr, da padre statunitense di origini italiane (il bisnonno nato a Sciacca, la bisnonna nata a Cianciana, Agrigento) e slovacche e da madre statunitense di origini tedesche e russe. La madre, Carol Sharkey, è stata una Playboy Bunny (una cameriera presso i Playboy Clubcon la famosa divisa), mentre suo padre, John Bongiovi, un barbiere. John Francis, primo di tre fratelli (gli altri due sono Anthony e Matt), fin da piccolo dimostrò un carattere forte e ribelle ed un forte desiderio di mettersi in mostra; inoltre nessuno è mai riuscito a dissuaderlo dal tenere i capelli costantemente lunghi.

Ricevette la sua prima chitarra a sette anni, ma solo a dieci iniziò a suonarla con serietà, prendendo lezioni da un maestro del suo quartiere. A tredici anni fondò la sua prima band, che si chiamava “Starz”; ma riuscì a tenere un solo concerto anche perché già esisteva una band molto più popolare con lo stesso nome. Jon cambiò allora il nome in “Raze”, ma l’esperienza portò comunque ad un fallimento.

In seguito, John partecipò ad un provino per il film Footloose e fu scelto per il ruolo di protagonista dalla Paramount, che aveva intenzione di cambiare la sceneggiatura da ballerino a stella del rock. Qui John fece la sua prima vera scelta, rifiutando il ruolo: infatti affermò che non voleva nascere come attore con aspirazioni da rockstar, era la musica il suo mondo. Da quel momento iniziò a credere più concretamente ad una carriera da cantante e, supportato dalla famiglia, specialmente dalla madre Carol, decise di scegliere uno pseudonimo più facile da pronunciare: nasce così Jon Bon Jovi, utilizzato per la prima volta quando firmò il contratto con la prima casa discografica. Oltre alla chitarra elettrica, suona l’armonica, il pianoforte e la chitarra acustica, anche se il suo ruolo principale è quello di cantante.

Ha frequentato la Sayreville War Memorial High School in Parlin, New Jersey, dove ha conosciuto David Bryan, attuale tastierista della band e Dorothea Hurley (29 settembre 1962), la sua attuale moglie. La coppia si è sposata il 29 aprile 1989 alla Graceland Chapel a Las Vegas e ha avuto quattro figli: una femmina, Stephanie Rose (nata il 31 maggio 1993), e tre maschi, Jesse James Louis (nato il 19 febbraio 1995), Jacob Hurley (nato il 7 maggio 2002) e Romeo Jon (nato il 29 marzo 2004). Bon Jovi fu scritturato per alcuni film e fece diverse comparse in alcuni telefilm, tra i quali Sex and the City ed Ally McBeal.

Oltre ai dischi con la band, Jon Bon Jovi ha registrato due album da solista: Blaze of Glory (1990) e Destination Anywhere (1997), oltre ad un album non ufficiale, edito in Italia col nome John Bongiovi, intitolato The Power Station Years. L’album contiene 14 inediti registrati tra il 1980 e il 1983, remixati e rimasterizzati nel 1997. Finora, Jon, ha venduto più di centoquaranta milioni di copie con la band Bon Jovi.

Nel 2004, con l’amico e chitarrista della band Richie Sambora, ha fondato una squadra di Arena Football, i Philadelphia Soul, vincitori del titolo AFL nel 2008. Bon Jovi è anche un grande fan dei New York Giants. Nel 2007 ha dichiarato che uno dei suoi più grandi rammarichi è stato l’occasione persa di conoscere il suo più grande idolo, Frank Sinatra. “Più volte mi si è presentata l’occasione, ma io ho sempre declinato per paura di dovermi confrontare con un artista di un livello così superiore”, ha detto Bon Jovi. Il 13 ottobre 2007 ha condotto la puntata del Saturday Night Live e insieme alla band ha suonato nell’occasione Lost Highway e Who Says You Can’t Go Home.

Il 18 gennaio 2009 Bon Jovi ha partecipato al concerto per l’insediamento del Presidente Obama cantando A Change is Gonna Come in duetto con Bettye LaVette. Sempre nel 2009 Jon Bon Jovi ha registrato, insieme al Washington D.C. Youth Choir, una nuova versione gospel della hit Keep The Faith, inserita nell’album Oh Happy Day: An All-Star Music Celebration. Il 3 maggio 2009 è entrato nella New Jersey Hall of Fame.

Il 19 dicembre 2011 è stato vittima di death hoax, cioè della notizia della sua morte che ha cominciato a venir ripresa da molteplici fonti online. Egli stesso ha smentito la notizia, commentando l’accaduto con la frase “Heaven looks a lot like New Jersey”.