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		Le coste italiane sono sempre più in pericolo. Secondo il nuovo report della Società Geografica Italiana, intitolato “Paesaggi sommersi”, l’Italia potrebbe perdere fino al 20% delle sue spiagge entro il 2050 e addirittura il 40% entro il 2100.
Il motivo è da ricercare nell’innalzamento del livello dei mari, nell’erosione costiera e nella crescente urbanizzazione che impedisce alle coste di adattarsi ai cambiamenti naturali.
Lo studio individua le aree più vulnerabili del Paese:
l’Alto Adriatico;
il Gargano costiero;
i litorali tra Toscana e Campania;
le aree di Cagliari e Oristano.
A rischio non ci sono solo le spiagge, ma anche metà delle infrastrutture portuali, il 10% delle superfici agricole e gran parte delle lagune e paludi costiere, come il delta del Po e la laguna di Venezia.
Secondo le stime, potrebbero esserci oltre 800.000 sfollati nel caso in cui il livello del mare continuasse a salire ai ritmi attuali.
«I litorali bassi sono ormai troppo edificati o artificializzati — spiega Claudio Cerreti, presidente della Società Geografica Italiana — e questo impedisce alle dinamiche naturali di adattarsi al cambiamento del livello del mare, ma anche di assorbire mareggiate o tsunami».
L’assenza di spazi naturali costieri e la cementificazione progressiva hanno quindi bloccato la capacità delle spiagge di rigenerarsi, accelerando il processo di erosione.
Gli esperti chiedono una vera inversione di tendenza.
«Bisogna rinaturalizzare il più possibile i litorali – spiega Cerreti – restituendo spazio ai processi naturali e riducendo il consumo di suolo».
Questo significa favorire interventi sostenibili, come la ricostruzione delle dune, il ripristino della vegetazione costiera e la protezione degli ecosistemi marini, evitando nuove costruzioni vicino al mare.
Con i suoi oltre 7.400 chilometri di coste, l’Italia è uno dei Paesi più esposti in Europa agli effetti dei cambiamenti climatici.
Difendere le spiagge non significa solo tutelare l’ambiente, ma anche salvaguardare il turismo, l’agricoltura e l’identità culturale del nostro Paese.
L’appello della Società Geografica Italiana è chiaro: serve agire ora, prima che intere aree costiere diventino solo “paesaggi sommersi”.
Scritto da: Fina Leocata
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