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27 Settembre 2017 Cina, la squadra di calcio schiera i preti taoisti. E torna a vincere
 Cina, la squadra di calcio schiera i preti taoisti e, torna a vincere anche se il partito comunista cinese è formalmente ateo. Ma il calcio è una fede. Così, i tifosi dello Henan Jianye, club pericolosamente vicino alla zona retrocessione nella Super League (la loro Serie A), hanno chiamato una squadra di 15 preti taoisti che hanno pregato sul campo di gioco per qualche gol in più. E ha funzionato: lo Henan Jianye domenica ha miracolosamente vinto 2-1 contro la più quotata Shandong Luneng, dopo tre mesi esatti senza un successo in casa.

La Federazione football di Pechino non ha apprezzato e ha aperto un’inchiesta: «Il terreno di gioco non è un luogo religioso e celebrare un rituale in un luogo pubblico come lo stadio non è nè appropriato nè conforme all’immagine del calcio professionistico», si legge in un comunicato. La salvezza si trova nei gol, non nelle preghiere. Il Partito permette i movimenti religiosi, ma vuole che restino confinati nei luoghi di culto ufficiali. La faccenda è finita sui giornali, corredata da foto della cerimonia taoista: i religiosi, in abito talare nero, hanno innalzato un altarino in area di rigore e lo hanno coperto con bacchette d’incenso, un drappo giallo e gagliardetti con la scritta «Il Jianye vincerà, lo vuole il Cielo, è il desiderio divino». Fatto sta che la squadra di Zhengzhou nella provincia di Henan si è riscossa vincendo. Toccato finalmente dalla grazia anche l’attaccante Ricardo Vaz Te, ex West Ham, che ha segnato il gol d’apertura. I dirigenti del club sostengono di essere stati estranei al rito taoista, organizzato autonomamente dai tifosi. I giocatori, Ricardo Vaz Te in testa, ammettono di essere stati «commossi» dall’atteggiamento dei fan e di aver raddoppiato gli sforzi.

Il taoismo, originato in Cina più di duemila anni fa, è una filosofia e una religione che indica la giusta via unendo gli opposti. Un altro club di Super League si è affidato invece al feng shui: è il Guangzhou R&F, che a luglio ha ridipinto d’oro (era blu) il suo stadio, credendo che il colore fosse migliore per la massimizzazione della fortuna e della salute dei giocatori. In effetti nello stadio dipinto d’oro la squadra non ha mai più perso. Ridipingere un intero stadio non è impresa da poco: in confronto, il sale che spargeva il presidente Romeo Anconetani ogni maledetta domenica sul prato del Pisa era uno scherzo.

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