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7 Dicembre 2017 Cantastorie, cuntastorie e poeti popolari di tradizione in Sicilia

Il cantastorie è una figura tradizionale della letteratura orale e della cultura folklorica, un artista di strada che si spostava nelle piazze e raccontava con il canto una storia, sia antica, sia riferita a fatti e avvenimenti contemporanei. Le storie narrate entravano a far parte del bagaglio culturale collettivo di una comunità. La poesia, accompagnata dalla musica, diventa strumento di comunicazione. Dal Medio Evo alla Riforma protestante, dalla Corte di Federico II ai giorni nostri, i Cantastorie hanno da sempre rappresentato la voce del popolo.

I cantastorie accompagnavano la “Cantata” con gli strumenti. Si aiutavano con un cartellone su cui veniva raffigurata la storia, descritta nelle principali scene. La loro opera veniva remunerata con le offerte degli spettatori o con la vendita di foglietti volanti, su cui era descritta la storia. Dopo gli anni ’50, con l’avvento del vinile, queste storie venivano incise e vendute su dischi, prima a 78 giri poi 45.

Cantastorie, cuntastori e poeti popolari si influenzavano a vicenda: così il cuntastorie mimava il puparo e i pupi, il cantastorie era anche poeta popolare.

I cantastorie siciliani in egual modo come i loro colleghi, giravano la Sicilia in lungo e in largo, li si notava soprattutto nelle grandi festività, nelle fiere, nei momenti di raccolta del grano o in altre occasioni come queste, quando la gente era più disponibile e poteva contribuire economicamente alla loro sussistenza.

Ignazio Buttita e Rosa Balistreri hanno rappresentato, con il loro linguaggio universale e sempre attuale, i cantori della Sicilianità, accomunando entrambi idee e principi identici che esaltano l’humus della terra di Sicilia.
Ignazio Buttitta è stato, tra i poeti che hanno scelto di esprimersi in siciliano, il più conosciuto non solo nella sua terra ma anche nel resto d’Italia. Buttitta ha vissuto in prima linea le lotte contadine, le due guerre, l’antifascismo, la lotta contro la mafia e la classe politica post-bellica, traducendo nella sua opera poetica un intero secolo di storia sociale, politica, intellettuale della Sicilia, con un impegno esplicito nella lotta alle cause e conseguenze del disagio economico delle classi subalterne.
Rosa Balistreri, cantante e cantastorie è oggi universalmente considerata la Voce della Sicilia. A livello internazionale, seppure la sua scomparsa risalga al 1990, l’interesse per la sua opera non diminuisce. L’incontro con il grande pubblico avvenne, grazie alla popolarità raggiunta agli inizi degli anni Settanta, al XXIII Festival di Sanremo nel 1973, dove presentò la canzone “Terra che non senti” con la Fonit Cetra, una canzone di forte impatto che esprime l’attaccamento alla terra di Sicilia, ma è anche un forte rimprovero ad una terra bella, ma desolata, che vede morire i propri figli, li vede partire emigrati e non fa niente.

I cantastorie siciliani più famosi in ordine cronologico furono:

  • Gaetano Grasso di Paternò (CT),
  • Paolo Garofalo, di S.Cataldo (CL)
  • Orazio Strano di Riposto (CT) pionieri e caposcuola dei cantastorie.

Seguirono:

  • Enrico Belladonna di Catania,
  • Luciano Palmeri di Paternò (CT)

Dopo circa 4 anni si affermarono:

  • Ciccio Busacca, di Paternò (CT),
  • Paparo Francesco detto Rinzinu, di Paternò (CT), e
  • Vito Santangelo di Paternò (CT) che iniziò la sua attività facendo da spalla a Garofalo.

In un secondo tempo o di II° generazione sono:

  • Franco Trincale di Militello Val di Catania che ancora si esibisce a Milano.
  • Peppino Castro di Dattilo (TP), che a Torino dove lavorava ha fondato una associazione per la conservazione delle tradizioni popolari siciliane per gli emigrati in Piemonte, oggi ritornato nel suo paese si esibisce ancora con il suo repertorio classico.
  • Saru Cavagna di Niscemi (CL) che gira ancora i paesi siciliani in occasione di Fiere o feste Patronali, con i suoi cartelloni e con l’aiuto del fratello.
  • Nonò Salamone di Sutera (CL), uno dei cantastorie e cantori più rappresentativi, che ha divulgato e fatto conoscere a Torino dove lavora, come in tutto il resto d’Italia ed all’estero, la figura del cantastorie, i canti, le tradizioni, i drammi, le passioni e le bellezze della nostra terra. Ha collaborato con i più grandi, come Cicciu Busacca, Rosa Balistreri (con la quale ha fatto diverse tournèe) e Ignazio Buttitta per il quale ha scritto le musiche di diverse sue composizioni.
  • Fortunato Sindoni di Barcellona (ME), inizia la sua “carriera” di cantastorie negli anni 70 quando emigrante in Germania scopre i testi, le musiche e la vita di Woody Guthrie, folk singer Americano, che con la musica e le sue ballate, cantate per lo più nelle fabbriche e nelle campagne, fece emergere la condizione politico sociale degli operai di quell’epoca, creando una vera e propria presa di coscienza di classe e rivendicando i diritti dei lavoratori.
  • Antonio Tarantino di Palermo operante nel campo della musica popolare siciliana, finalizzata alla ricerca ed alla riproposta di canti trascritti tra la fine del ‘700 e i primi del ‘900, curando una “Raccolta di Canti Popolari Siciliani”; esibendosi proprio come facevano i cantastorie di un tempo. La prima Casa Discografica a registrare e stampare i primi dischi dei cantastorie siciliani, fu la Universal di Napoli di proprietà di Esposito nel 1962/63, “U surdatu e la fantasma” di Paolo Garofalo e “la madre assassina” di Vito Santangelo. Una delle storie che ebbe più successo e che fece molto discutere fu “La Storia di Salvatore Giuliano”, della quale esistono diverse versioni.

In anni più recenti troviamo i cantastorie coinvolti nei multiformi tentativi di recupero della tradizione popolare: dalle tournée canzonettistiche ai “festival del folklore”, fino ai convegni scientifici sulla cultura popolare, alle conferenze-concerto nelle università, agli ambiti del folk music revival, ai premi nazionali

I Menestrelli, i Cantastorie Orbi,  i Cuntastorie e i Pupari fino ai contemporanei Ignazio Buttitta, Ciccio Busacca e Nonò Salamone, con i loro versi hanno cantato da sempre il mondo che li circondava, anche con il suo dolore e le sue ingiustizie.

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