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11 Novembre 2017 Perché cambiamo partner

Per cercare quello giusto. Per una nuova libertà. Ma anche per l’eredità dell’evoluzione. Perché, spiegano gli antropologi, siamo monogami, sì. Ma seriali…

Finché morte non ci separi… o no? Anche se all’inizio di un’unione tendiamo a pensare che sia “per sempre” (o quasi), può accadere che a un certo punto si senta il bisogno di cambiare partner. E in questo non entrano in gioco solo litigi o problemi, ma persino l’evoluzione: la coppia, secondo gli antropologi, è “a tempo”, quindi dopo 4 o 5 anni (il necessario per crescere la prole) è “naturale” che ci si ponga il problema se riassortire la coppia. La nostra storia biologica insomma ci condiziona ancora oggi, con buona pace delle promesse di eterna fedeltà. La crisi si può superare o no, ma sono in aumento coloro che preferiscono cercare un nuovo partner.

IL MITO. Perché oggi nel cambiare partner si fondono natura e cultura, eredità dell’evoluzione e cambiamenti della società. Da una parte, gli antropologi ci spiegano che siamo in realtà dei monogami seriali: tendiamo cioè ad avere una relazione per volta, ma con compagni diversi nel corso della vita. L’antropologo Augustín Fuentes, nel suo libro Race, monogamy, and other lies they told you, sostiene per esempio che la monogamia è un mito, una condizione culturale imposta, che pochi riescono infatti a mantenere con serenità.

Dall’altra i mutamenti nella società – a cominciare dal fatto che il matrimonio non è più indissolubile – fanno il resto. «La coppia seriale si diffonde fra le nuove generazioni a causa di cambiamenti culturali che stanno procedendo a grande velocità» dice il sociologo Carmelo Carabetta, autore di Giovani, cultura e famiglia. I giovani, rileva il sociologo, cambiano per un senso di libertà mai provato prima. «La coppia fissa non dura a lungo, data la percezione di provvisorietà delle condizioni di vita e il fatto che si riconoscono sempre meno i valori e i modelli della famiglia, ma anche della scuola, della chiesa e dei partiti». Le norme rigide della società si allentano e si torna un po’ “primitivi”. «E si mettono al centro i propri desideri» dice Carabetta. Le relazioni sono più libere; si vive la monogamia seriale anche per reagire alla noia e all’insofferenza di rapporti solidi, ma usuali. Questo cambio culturale si riflette nell’aumento delle separazioni: in Italia, secondo i dati Istat, dal 1995 al 2010 si è passati da 158 separazioni e 80 divorzi ogni mille matrimoni a 307 separazioni e 182 divorzi. All’origine ci possono essere seri problemi di convivenza o semplice voglia di cambiare, ma il trend segna per le separazioni un più 2,6% annuo.

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