È successo a Roma, a un gruppo di ragazze che pranzavano in un locale nel quartiere Parioli. Nessuna spiegazione da parte dei titolari
Oltre al danno, la beffa.
È quello che avranno pensato le tre ragazze protagoniste di un increscioso episodio accaduto in un ristorante giapponese della capitale.
E dire che il popolo asiatico era rinomato per la sua gentilezza e cortesia!
Ma andiamo con ordine. Le ragazze hanno pranzato amabilmente in compagnia di un loro amico, ridendo e scherzando tra sushi e sashimi, e poi hanno chiesto il conto. E qui arriva il bello, perché sullo scontrino che si sono viste recapitare è apparsa un’intestazione ben poco adatta al bon ton: “Tavolo 86 – ciccione”.
«Eravamo a pranzo, tre ragazze con un nostro amico quando abbiamo chiesto il conto tramite il tablet posizionato sul tavolo: poco dopo ci è stato consegnato questo scontrino con l’indicazione di ‘ciccione’. Inizialmente ci abbiamo riso un po’ sopra. Ma quando siamo andati alla cassa abbiamo chiesto spiegazioni e la persona che era lì in quel momento non ci ha detto nulla: ha preso quel foglio di carta, che era un pre-scontrino, e lo ha accartocciato davanti a noi».
Elena B., biologa di Sassuolo, che era al tavolo coi suoi amici romani ed è rimasta a dir poco basita, sintetizza così l’accaduto e aggiunge:
«Quando ce lo hanno dato non volevamo credere ai nostri occhi. Inizialmente ci abbiamo riso un po’ sopra. Ma quando siamo andati alla cassa abbiamo chiesto spiegazioni e la persona che era lì in quel momento non ci ha detto nulla: ha preso quel foglio di carta, che era un pre-scontrino, e lo ha accartocciato davanti a noi».
Certo, lì per lì la combriccola ci ha riso su, complice anche la porzione di uramaki appena gustata, ma il retrogusto è stato vagamente amaro.
Nessuna spiegazione? Neanche una parola di scuse? No, silenzio assoluto. Per giunta, una delle ragazze presenti si è spesso trovata ad avere problemi con la tagli indossata. Perché infierire?
Insomma, forse si è trattato solo di una svista o di un scherzo (di cattivo gusto), ma in ogni caso ai titolari del ristorante “JinJa” – nel quartiere Parioli – e probabilmente al cameriere distratto, questa “leggerezza” potrebbe costare molto cara.