Anche l’onomastica segue le tendenze della globalizzazione, è quindi fisiologico che anche nel nostro Paese vi sia un aumento dei nomi di origine araba. Notate il significato di un grappolo di nomi (ma sono tutti anche cognomi): Akter vuol dire “stella, buona fortuna”, Ali “alto, sublime”, Amin “onesto, veritiero, fedele”, Habib “caro, amato”, Hasan e Hossain “buono, bello”, Islam “pace”, Kabir “splendido, magnifico”, Karim “nobile, generoso”, Khalil “cuore amico”, Mustafa “scelto, puro”, Omar “prosperoso, fiorente”, Rahman “il più benigno, misericordioso”, Salem “perfetto, in salute”…
E poi c’è il nome del profeta Maometto, che significa in origine “degno di lode, encomiabile”, a sua volta da Hamida “lode, plauso”, e che nel 2019 ha vinto al Festival di Sanremo grazie ad Alessandro Mahmoud, in arte Mahmood.