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26 Ottobre 2017 L’età della prima volta si è alzata?

L’età della prima volta si è alzata?

Sì, l’età del primo rapporto sessuale delle giovani coppie si è alzata a partire dalla generazione nata negli anni ’90, almeno per quanto riguarda gli Stati Uniti. E quanto emerge da uno studio condotto alla San Diego State University che ha analizzato i dati di quasi 27mila giovani e adulti, e secondo il quale il numero di giovani che dichiara di essere stato ancora vergine all’età di 18 anni è oltre il doppio di quanto si registra per i nati dalla fine degli anni ’60 alla prima metà degli anni ’80.

INTERNET. Secondo dati dei Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie (un organismo della sanità pubblica Usa), la percentuale di studenti delle scuole superiori che hanno già avuto rapporti sessuali è calata dal 51% nel 1991 al 41% nel 2016. Per gli studiosi è in parte un effetto della tecnologia: Internet aumenta l’opportunità di conoscere un partner ma i ragazzi passano così tanto tempo online che finiscono per interagire meno.

NOZZE. Inoltre, ci si sposa più tardi che in passato per cui si ha meno fretta di fidanzarsi. Infine, il facile accesso alla pornografia può ritardare il bisogno di avere rapporti sessuali stabilendo una relazione intima con un’altra persona.

26 Ottobre 2017 Meno sesso per gli adulti rispetto a 20 anni fa.

Meno sesso per gli adulti rispetto a 20 anni fa.

Le coppie adulte fanno meno sesso oggi rispetto a 20 anni fa: in media, negli ultimi 16 anni, si sono registrati 7 rapporti in meno all’anno rispetto ai primi anni ’90, e 9 in meno rispetto a fine anni ’90.

Lo studio pubblicato sulla rivista Archives of Sexual Behaviour è stato compiuto analizzando i dati della General Social Survey – un questionario sulle abitudini degli americani – raccolti tra il 1989 e il 2014, su un campione di oltre 26.600 intervistati, per il 96% eterosessuali. I soggetti hanno risposto in modo anonimo alla domanda: “quante volte hai fatto sesso negli ultimi 12 mesi?”. Le risposte sono state poi distribuite nell’arco di tempo considerato per estrapolare una media annuale dei rapporti.

LE TENDENZE. Gli adulti impegnati in relazioni stabili hanno in media più rapporti di quelli con partner occasionali. Allo stesso tempo, più si va avanti con gli anni, più gli incontri diminuiscono: per ogni anno che avanza dai 25 anni in su si hanno in media 1,18 rapporti in meno all’anno. Dagli 80 annuali medi dei 25 anni si passa a 20 intorno ai 65 anni.

MAGGIORE CONSAPEVOLEZZA. Età a parte, a far diminuire la media di rapporti in modo trasversale, rispetto alle generazioni passate, ci sarebbero il maggior tempo impiegato a uscire dalla casa dei genitori, la diffusione di passatempi che tengono incollati allo schermo (come Netflix e i social media) e anche un cambiamento nelle relazioni di coppia. E qui viene la buona notizia: può darsi che rispetto a una volta, venga privilegiata la qualità dei rapporti rispetto a quantità e “dovere”.

25 Ottobre 2017 Arriva il chip del sesso.

Arriva il chip del sesso.

E anche il Viagra divenne tecnologico. I ricercatori dell’Università di Oxford stanno mettendo a punto un microchip da impiantare nel cervello, capace di stimolare i centri del piacere di coloro che hanno problemi a godersi le gioie del sesso. Il chip dovrebbe agire sulla corteccia orbitofrontale dando un contributo determinante nella lotta contro l’anedonia, ossia l’incapacità di provare piacere. La stimolazione cerebrale profonda non è una novità assoluta in medicina: da qualche anno questo tipo di impianti è utilizzato per curare i pazienti affetti da morbo di Parkinson. Rispetto ai farmaci tradizionali, il microchip permette di raggiungere il target cerebrale in modo più mirato, permette un maggior controllo sull’intensità della stimolazione e può essere acceso o spento a piacimento del paziente.

24 Ottobre 2017 Fare più sesso non rende più felici.

Fare più sesso non rende più felici.

IL SESSO FA BENE ALLA COPPIA. Diverse ricerche pubblicate negli ultimi anni confermano che una vita sessuale attiva fa bene alla coppia e aumenta la felicità, ma in realtà questo dato può essere letto anche al contrario. È per esempio molto probabile che le coppie felici abbiano rapporti più frequenti rispetto a quelle sommerse dai problemi, così come chi è sano ha probabilmente una vita sessuale più intensa a chi è spesso malaticcio.

FARLO PER LA SCIENZA. I ricercatori della Carnagie Mellon hanno selezionato 60 coppie eterosessuali e sposate tra i 35 e i 65 anni di età e li hanno divisi in due gruppi. Al primo  non è stata data alcuna indicazione, mentre al secondo è stato chiesto di raddoppiare la frequenza settimanale dei rapporti sessuali.

Ciascuno dei partecipanti al test ha poi compilato 3 questionari: uno all’inizio della ricerca, per stabilire il proprio livello di felicità; uno durante lo studio, finalizzato a misurare il livello di salute, il tipo di attività sessuale e il piacere che ne ricavava; l’ultimo dopo 3 mesi, per misurare eventuali variazioni rispetto alla prima intervista.

PIÙ SPESSO, MENO BELLO. I risultati hanno sono stati del tutto inattesi: le coppie alle quali era stato chiesto di aumentare la frequenza dei rapporti hanno effettivamente rispettato le indicazioni. Ma, in media, il loro livello di felicità non solo non è aumentato, ma è leggermente diminuito.

Indagini più approfondite hanno permesso ai ricercatori di scoprire che queste coppie, dopo 3 mesi di “terapia” registravano un calo del desiderio e una diminuzione della soddisfazione derivante dal sesso.

Secondo George Lowenstein, responsabile del progetto, questo potrebbe essere una sorta di effetto collaterale del “sesso imposto” e si ripropone di ripetere lo studio aiutando i partecipanti a creare situazioni che favorissero il sesso spontaneo, per esempio fornendo alle coppie con figli un servizio di baby sitting e offrendo loro qualche serata in un albergo romantico.

POCO, MA DIVERTENTE. Ma quindi…la studio è stato del tutto inutile? Assolutamente no, come spiega Tamar Krishnamurti, uno dei ricercatori. «Le coppie non dovrebbero focalizzarsi sulla frequenza dei rapporti che avevano all’inizio della relazione, ma piuttosto sulla creazione di un ambiente che accenda la passione e che renda il sesso divertente».

E Lownstein conferma: secondo i suoi studi la coppia media ha una vita sessuale troppo spenta rispetto al necessario.

23 Ottobre 2017 La prima sera non si fa mai.

La prima sera non si fa mai.

Le nonne lo hanno sempre saputo: se un uomo pensa subito a quella cosa lì… non ha intenzioni serie. Ora lo conferma la scienza.

Donne, se volete una relazione duratura con uomo, non andateci a letto al primo appuntamento. Lo diceva la vostra vecchia zia quando eravate ragazzine e oggi lo ribadisce un team di matematici inglesi. Gli scienziati di Sua Maestà hanno messo a punto un modello che dimostra come i partner migliori siano quelli che sanno aspettare e che non pensano fin da subito “a quella cosa lì”. Robert Seymour dello University College di Londra afferma che un lungo corteggiamento serve alle donne per ottenere informazioni sul partner. Non andare subito al sodo riduce la possibilità di legarsi all’uomo sbagliato. Negli uomini “il sapere aspettare” è il prezzo da pagare per aumentare le probabilità che l’accoppiamento si trasformi in una magica unione dalla quale sia lui che lei trarranno beneficio. Se lo sapessero Miranda Samantha, Carrie e Charlot, le colorite e frizzanti protagoniste di Sex and the City, si risparmierebbero qualche tormento d’amore.

20 Ottobre 2017 È vero che le donne hanno meno desiderio sessuale degli uomini?

È vero che le donne hanno meno desiderio sessuale degli uomini?

No, non è vero. Anche se dietro questo luogo comune ci sono delle ragioni: le donne hanno una quantità di testosterone dieci volte inferiore rispetto agli uomini, però è più efficace.

Inoltre la donna ha un desiderio “ciclante”, legato al ciclo mestruale (il picco si ha durante l’ovulazione) e al ciclo di vita (di solito c’è una diminuzione durante la menopausa). Nell’uomo, invece, non varia sensibilmente durante il mese e durante la vita.

DIVERSITÀ. Inoltre, ci sono due modi diversi di provare desiderio. L’uomo segue questa sequenza: desiderio, erezione, orgasmo; il desiderio della donna, invece, può essere assente all’inizio, ma sopraggiungere in seguito a una stimolazione.

14 Ottobre 2017 Perché gli uomini tacciono dopo il sesso?

Perché gli uomini tacciono dopo il sesso?

Secondo uno studio condotto dagli scienziati dell’Inserm (Institut National de la Santé et de la Recherche Médicale), non si tratta di mancanza di sensibilità, ma di un’esigenza del cervello maschile, che tende a “spegnersi” dopo il sesso.

Cervello spento
Il neuroscienziato Serge Stoleru e la sua equipe hanno analizzato l’attività del cervello maschile durante e dopo l’orgasmo, rilevando un sostanziale spegnimento della corteccia cerebrale, area deputata al pensiero, in seguito al rapporto sessuale.

A distanza di pochi minuti, l’amigdala e la corteccia cingolata trasmettono al cervello l’impulso di acquietare il desiderio sessuale. L’organismo maschile produce intanto serotonina ed ossitocina, che inducono la necessità di benefico riposo.

Quando scappa, scappa
Un’altra differenza tra uomini e donne è anche la necessità di andare in bagno dopo il rapporto sessuale. Sebbene non si tratti di una sensazione comune a tutti, l’uomo dopo il rapporto sessuale sente di più il bisogno di andare in bagno.

12 Ottobre 2017 E’ legale avere rapporti sessuali in ascensore?

E’ legale avere rapporti sessuali in ascensore?

Secondo un principio stabilito dalla Corte di Cassazione, non è reato avere rapporti sessuali in ascensore, purché tutto avvenga «tra un piano e l’altro e la cabina sia priva di vetrate» (Cass. 10060/2001). Infatti, se da un lato l’ascensore di un edificio può senz’altro definirsi come un luogo pubblico, dall’altro, una volta serrate le porte, ed escluso che altri possano vedere da fuori quello che succede, non lo è più. E quindi si può utilizzare come… alcova di fortuna.

CONSULENZA PRE-SESSUALE. Ma, in generale, prima di abbandonarsi alla passione è consigliabile consultare un avvocato. Perché non tutti i luoghi sono uguali. Avere rapporti sessuali nella toilette di un aereo, chiusa a chiave, è diverso dal rotolarsi tra i sedili, anche se le file sono vuote.In linea generale, spiega l’art. 527 del Codice Penale, chiunque compie atti osceni in luogo pubblico o aperto o esposto al pubblico è punito con  un ammenda da 5.000 a 30.000 euro. Se il fatto è commesso all’interno o nelle immediate vicinanze di luoghi abitualmente frequentati da minori si rischia la reclusione da 4 mesi a 4 anni e 6 mesi.

QUALCHE ACCORGIMENTOIn base a questo principio, consumare rapporti sessuali nel proprio box a serranda abbassata è legale, mentre appartarsi nel garage condominiale, teoricamente esposti allo sguardo degli altri, è vietato.

11 Ottobre 2017 Niente sesso, siamo smart (phone).

Niente sesso, siamo smart (phone).

Smartphone e tablet hanno davvero migliorato la nostra vita? Forse no, almeno non quella sotto le lenzuola.
Secondo un sondaggio recentemente condotto da broadbandchoices.co.uk, un comparatore di prezzi britannico, oggi si va a letto in media 90 minuti più tardi rispetto a 10 anni fa: a tenerci svegli sarebbero aggiornamenti di status, condivisioni di foto, tweet e altre irrinunciabili attività digitali. E, secondo i partecipanti al sondaggio, a risentirne maggiormente sarebbe proprio la vita sessuale.

Quei tweet che fan passare la voglia. Anche perchè non solo ci si corica più tardi, ma molto spesso (lo fa il 46% del campione) si va a letto in compagnia del proprio smartphone per leggere, navigare e chattare: un’abitudine pericolosa, in grado di spegnere la passione anche nelle coppie più affiatate. E non solo, in grado anche di provocare guai ben più gravi alla salute, come raccontato su Focus.
Nemmeno l’età sembra essere una discriminante: il 66% degli intervistati under 30 ha dichiarato di twittare o accedere a Facebbok dal letto.

Rimorchiare con il cell. Eppure lo smartphone sembra essere un ottimo strumento per fare nuove conoscenze. Forse anche troppo.
Uno studio, questo sì serio e scientifico, recentemente condotto dall’APHA (American Public Health Association) ha evidenziato come gli adolescenti americani che accedono abitualmente a Internet dallo smartphone, abbiano un maggior numero di partner sessuali occasionali conosciuti in rete rispetto a chi si collega solo dal PC. Questa maggior promiscuità si traduce in un maggior numero di rapporti di non protetti e, di conseguenza, in una più alta incidenza – circa una volta e mezza – delle malattie sessualmente trasmissibili.