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26 Novembre 2017 Postare su Facebook fa bene alla salute

Postare su Facebook fa bene alla salute

Secondo uno studio, scrivere uno stato su Facebook aiuta a far sentire meno sole le persone.

Già da tempo si discute sull’utilità dei social network e sul loro impatto nella nostra vita: facilitano le relazioni o allontanano dalla realtà?

La questione è stata approfondita da uno studio pubblicato sul Social Psychologichal and Personality Science Journal, con lo scopo di verificare se gli aggiornamenti di stato su Facebook aumentino o diminuiscano la solitudine delle persone.

Da un lato la ricerca ha dimostrato come le amicizie reali siano sempre le più efficaci per la felicità delle persone. Eppure si è notato come anche postare regolarmente sui social network faccia bene all’umore.

Questo gesto, infatti, aiuta a ridurre la sensazione di solitudine, facendo sentire le persone più connesse agli amici. Questo sembra avvenire a prescindere dal fatto che ci sia o meno un feedback di qualunque tipo (commenti o mi piace) a quanto postato sui social.

24 Novembre 2017 Facebook: chi ha molti amici è più materialista

Facebook: chi ha molti amici è più materialista

In Germania uno studio rivela che le persone più popolari sui social collezionano contatti come fossero oggetti

Avete mai pensato che Facebook potesse essere paragonato a un gigantesco album di figurine? Un po’ come succedeva con i calciatori della nostra infanzia, la piattaforma social offre una panoramica di volti, e c’è chi si diverte a scorrerli commentando “Ce l’ho” oppure “Mi manca”.

Questo è quanto emerso da uno studio della Ruhr-University Bochum, in Germania, portato avanti dallo psicologo Phillip Ozimek.

Sotto la lente dei ricercatori è stato preso in esame il comportamento di 531 utenti con profilo Facebook attivo, divisi in due gruppi (il primo è servito ad effettuare lo studio pilota mentre il secondo per replicarne i risultati). Davanti al questionario, in cui si chiedeva di quantificare l’uso di Facebook e la tendenza al confronto con gli altri, i volontari hanno fornito le risposte legate al proprio vissuto.

Ne è emerso che esiste una correlazione (ma non si tratterebbe di un rapporto causa-effetto) tra l’alto numero di amicizie sul social e l’idea che questi contatti siano dei semplici oggetti. Sono stati posti in esame anche il tempo speso su Facebook, il livello di materialismo dei soggetti coinvolti e il loro modo di relazionarsi con il prossimo. Infine è stato analizzato il valore attribuito dagli individui ai contatti aggiunti (veri e propri “beni”), e se la quantità di questi influenzasse la propria reputazione online.

In realtà il risultato dell’indagine non ci sconvolge più di tanto: chi è connesso per la maggior parte della propria giornata avrà tutto il tempo necessario per inviare richieste di amicizia, chattare e spiare le foto degli amici virtuali. Il tranello dell’invidia da social, caratteristica comune tra i più “spioni”, è proprio dietro l’angolo.

I ricercatori però, sottolineano che la smania di “possesso” celata dietro la pratica di accrescere le proprie amicizie social sarebbe correlata a una migliore reputazione.

Ma qui il materialismo non ha necessariamente valenza negativa, spiega Ozimek: obiettivo dello studio era solo riscontrare quali fossero gli obiettivi e le modalità di interazione della gente su Facebook.

Guai a definire fannulloni e perditempo i social media addicted: adesso possiamo dimostrare che passare la vita sui social è una vera faticaccia

23 Novembre 2017 Studio dimostra: Facebook rende infelici

Studio dimostra: Facebook rende infelici

Secondo una ricerca l’uso di Facebook peggiorerebbe il nostro umore invece di migliorarlo.

Ormai è davvero difficile immaginare le nostre vite senza i social network. Anche chi cerca in ogni modo di starne alla larga viene in qualche modo influenzato, anche indirettamente, da questi potentissimi mezzi di comunicazione e socializzazione.

Di certo Facebook e compagni sono molto utili per mantenere i contatti con amici lontani, ma uno studio svela qualcosa di decisamente inaspettato. Un uso intenso dei social network ha conseguenze tutt’altro che positive per il nostro umore.

I ricercatori hanno studiato un campione di soggetti monitorando il loro uso di Facebook. E’ emersa una correlazione tra l’uso del social network e l’insoddisfazione: più usavano Facebook più diminuiva il loro livello di felicità. Questo effetto era indipendente dal numero di amici ed interazioni.

Secondo questi ricercatori quindi, nonostante i social network rappresentino una risorsa inestimabile, i risultati di questo studio suggeriscono che anziché migliorare il benessere, Facebook lo diminuisce in modo non indifferente!

15 Novembre 2017 Dino Distefano: genio informatico biancavillese

Dino Distefano: genio informatico biancavillese

L’Informatico siciliano e Facebook

Ancora un altro talento nostrano salito alla ribalta: stiamo parlando di Dino Distefano, nato a Biancavilla, in provincia di Catania e genio informatico sempre più in ascesa.

Matematico, logico e informatico, quarto figlio di un professore di francese con il pallino per la pittura, Dino Distefano, classe ’73, si appassiona alla  matematica e all’informatica sin dai primissimi anni della sua vita. Alle scuole medie comincia ad emergere il suo talento per i calcoli: a tredici anni inventa un database, un archivio per catalogare i libri di casa sua. Si iscrive poi all’Istituto di Ragioneria, con specializzazione in informatica. Dopo le superiori, decide di spostarsi dalla Sicilia per frequentare la facoltà di Informatica all’Università di Pisa. Un percorso di studi eccelente: risiedendo come intermezzo un anno in Olanda grazie all’Erasmus, Dino è riuscito a  laurearsi in 4 anni e mezzo. La sua tesi di laurea verte sulla semantica dei linguaggi di programmazione, ovvero le fondamenta stesse dei programmi e dei software che utilizziamo quotidianamente.

Distefano tenta poi la strada con la ricerca universitaria. Al concorso per un posto di dottorato a Pisa, Dino viene escluso. Tenta allora la carta dell’estero: invia il proprio curriculum all’Università di Twente (Paesi Bassi) e all’Università di Stoccolma (Svezia) e viene selezionato da entrambe, ma la scelta dell’informatico catanese ricade sull’istituto accademico orange. Qui, nel corso del suo dottorato di ricerca, rafforza le sue basi concettuali sul funzionamento degli algoritmi e lo sviluppo dei software, arrivando a realizzare dei modelli per la creazione di programmi in grado di spulciare il linguaggio sorgente di altri software e individuare eventuali bug ed errori.

L’occasione della sua vita arriva poco dopo: nel novembre 2003 si presenta nello studio del professor Peter O’Hearn, docente dell’University College of London e tra i maggiori esperti di sviluppo software in ambito universitario. Dopo un confronto serrato, Dino Distefano ottiene il posto da ricercatore postdoc e nel marzo 2004 inizia la sua nuova avventura.

A Londra Dino Distefano incontra Cristiano Calcagno, altro informatico italiano emigrato all’estero. Il sodalizio funziona: i due portano avanti progetti del ricercatore catanese riguardanti programmi e software di controllo di altri software. Articoli e paper accademici su alcune delle più importanti riviste internazionali si susseguono a ritmo forsennato, facendo sì che molte aziende inizino a interessarsi alla loro idea. Distefano e Calcagno decidono di dare vita alla startup Monoidics e registrare il marchio Infer, nome che contraddistingue il loro programma. Il successo è immediato: a Infer si interessano alcuni dei marchi più noti del mondo dell’industria, ma non solo. Nel 2013 Mark Zuckerberg bussa alla porta di Monoidics e acquista la startup e il suo Infer per testare e controllare nuove programmi e servizi Facebook prima che siano rilasciati ufficialmente. Con il suo lavoro e il suo software,Distefano ha permesso a giganti dell’industria aeronautica e automobilistica come Airbus, Toyota e Mitsubishi di realizzare programmi e software di controllo con un minor numero di falle e bug. Insomma, se le auto che guidiamo ogni giorno e gli aerei che decollano da tutti gli aeroporti del mondo sono più sicuri, è anche merito suo. Un lavoro che gli è valso diversi riconoscimenti e premi internazionali oltre che attenzioni dei big del mondo dell’informatica e dell’hi-tech. Ha inventato il software dei software, il “vaccino” che impedisce ai sistemi informatici di paralizzarsi.

In Inghilterra lo Stato gli affida pure una borsa per un progetto personale e due ricercatori. Da lì in poi un successo dopo l’altro: ottiene a 39 anni la cattedra di professore ordinario d’Informatica alla Queen Mary University.

Nel 2013 lo scienziato catanese riceve il Roger Needham Award, da molti considerato alla stregua del Premio Nobel per l’informatica: si tratta, di un premio assegnato all’informatico che si è maggiormente distinto entro 10 anni dall’ottenimento del Dottorato di ricerca. Nel 2014, invece, viene premiato con la Silver Medal dalla Royal Academy of Engineering, un riconoscimento dato a ricercatori per il loro contributo scientifico commercializzato con successo.

Una parabola in continua salita per questo genio siciliano che ci auguriamo voglia ritornare nella nostra isola, magari per formare tanti altri giovani talenti.

3 Novembre 2017 Un caffè con tutti gli amici di Facebook

Un caffè con tutti gli amici di Facebook

Facebook era nato in origine per avere tra le amicizie solo chi si conosceva realmente. Oggi non è più affatto così, chi usa questo social ha ormai la propria lista piena di gente sconosciuta o mai incontrata nella vita reale.

Matt Kulesza è uno di questi ed è arrivato a collezionare quasi 1100 amici. Ha deciso però di combattere questo fenomeno e rendere reali tutte le amicizie virtuali di Facebook.

Ha quindi iniziato a prendere un caffè con ogni persona della sua lista di amicizie, per conoscere ciascuno dal vivo ridando alle relazioni personali quel ruolo centrale che oggi sembra abbiano perso, sempre più sostituito dalle conoscenze digitali.

Ogni amico che incontra Matt inserisce la foto nel suo blog con una breve descrizione su come l’ha conosciuto e come è stato vederlo di persona. La sua idea è nata nell’ottobre del 2014 e prevede di completarla nel giro del 2017. Per riuscirci dovrà incontrare in media un amico al giorno!

24 Settembre 2017 Facebook ci seguirà anche nei negozi: apparirà pubblicità in base a quelli visitati

Facebook ci seguirà anche nei negozi: apparirà pubblicità in base a quelli visitati

FacebookFacebook ci seguirà anche nei negozi e la pubblicità sempre più personalizzata per i suoi oltre due miliardi di utenti: saranno mostrate anche inserzioni sulla base dei negozi visitati nel «mondo reale», non solo degli store o altre interazioni online. L’opzione, annunciata dal social per gli inserzionisti, sarà possibile se gli utenti consentiranno la localizzazione da parte di Facebook. Il fronte pubblicitario è una gallina dalle uova d’oro per il social in blu, in particolare sugli smartphone, ma è anche uno di quelli più controversi.

Lo dimostrano il recente caso del Russiagate, con le tremila inserzioni acquistate da un’agenzia russa che indirizzavano a fake news, e quello degli annunci rivolti esplicitamente a un pubblico antisemita. La nuova funzione, spiega Facebook, vuole dare agli esercizi commerciali la possibilità di collegarsi tramite social coi loro clienti «offline». La compagnia assicura il rispetto della privacy degli utenti che potranno gestire le loro preferenze in fatto di annunci nelle impostazioni. La localizzazione può essere disabilitata, anche se ormai tutto sembra un “Grande Fratello”.

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