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27 Ottobre 2017 Un robot per amante.

Un robot per amante.

Si chiamano Roxxxy, Denyse, Isabel ma anche Robert o Stew. Sono robot di ultimissima generazione, dotati di intelligenza artificiale e progettati per uno scopo ben preciso: soddisfare i desideri sessualidegli esseri umani, proprio come i robot protagonisti della serie tv Westworld.

Secondo David Levy, uno dei massimi esperti mondiali di robotica, intelligenza artificiale e dintorni, il primo sex robot potrebbe essere commercialmente disponibile entro la fine dell’anno a un costo di circa 10-15.000 euro. Poco più di un’utilitaria.

COME TI COCCOLO IL ROBOT. In un articolo pubblicato nell’ottobre del 2016 sul Daily Mail (il popolare giornale scandalistico inglese del quale ci siamo recentemente occupati), Levy spiega con dovizia di particolari come queste macchine avranno sembianze e dimensioni umane anche nelle parti intime, saranno sensibili al tocco e avranno anche un preciso orientamento sessuale (oppure no).

L’intelligenza artificiale e il software di cui saranno dotate questa macchine permetterà loro di interagire con gli esseri umani, per esempio rispondendo a specifici stimoli vocali, visivi o tattili, e sostenendo semplici conversazioni. Sapranno riconoscere l’interlocutore, ne comprenderanno lo stato d’animo e impareranno a conoscerne gusti e preferenze.

Materiali sempre più evoluti e tecnologie costruttive all’avanguardia faranno il resto: questi androidi avranno infatti una pelle morbida e realistica, equipaggiata con numerosi sensori che la renderanno sensibile al tatto e con un sistema di riscaldamento che la manterrà a una temperatura naturale e piacevole da toccare. E poi micromotori che renderanno possibili movimenti di ogni tipo e una connessione a Internet per ricevere da remoto aggiornamenti e nuove funzionalità.

I sex robot potrebbero insomma essere il fenomeno tecnologico dell’anno: al momento ci stanno lavorando diverse aziende che hanno messo a punto prototipi più o meno avanzati.

Secondo gli addetti ai lavori uno dei più evoluti è Denise, il robot di Real Doll, azienda americana che realizza bambole per il sesso tra le più realistiche sul mercato.

Pelle di seta, corpo perfetto, occhi suadenti, Denise ha un scheletro mobile che le consente di assumere diverse posizioni, muove le labbra e la lingua ed è dotata di intelligenza artificiale, per interagire con gli esseri umani: per esempio a seconda di come viene trattata, ma sempre nel rispetto della personalità che le è stata assegnata via software.

Matt MacMullen, fondatore e proprietario di Real Doll, spiega dalle pagine del sito che Denise potrà essere equipaggiata con diverse personalità, a seconda dei gusti dell’acquirente: passionale, timida, intellettuale, romantica e così via.

Potrà innamorarsi del suo partner umano e sarà anche capace di cambiare umore nel corso della giornata. Insomma, sarà meglio non farla arrabbiare per non rischiare di trovarsi a dormire sul divano.

26 Ottobre 2017 L’età della prima volta si è alzata?

L’età della prima volta si è alzata?

Sì, l’età del primo rapporto sessuale delle giovani coppie si è alzata a partire dalla generazione nata negli anni ’90, almeno per quanto riguarda gli Stati Uniti. E quanto emerge da uno studio condotto alla San Diego State University che ha analizzato i dati di quasi 27mila giovani e adulti, e secondo il quale il numero di giovani che dichiara di essere stato ancora vergine all’età di 18 anni è oltre il doppio di quanto si registra per i nati dalla fine degli anni ’60 alla prima metà degli anni ’80.

INTERNET. Secondo dati dei Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie (un organismo della sanità pubblica Usa), la percentuale di studenti delle scuole superiori che hanno già avuto rapporti sessuali è calata dal 51% nel 1991 al 41% nel 2016. Per gli studiosi è in parte un effetto della tecnologia: Internet aumenta l’opportunità di conoscere un partner ma i ragazzi passano così tanto tempo online che finiscono per interagire meno.

NOZZE. Inoltre, ci si sposa più tardi che in passato per cui si ha meno fretta di fidanzarsi. Infine, il facile accesso alla pornografia può ritardare il bisogno di avere rapporti sessuali stabilendo una relazione intima con un’altra persona.

26 Ottobre 2017 Meno sesso per gli adulti rispetto a 20 anni fa.

Meno sesso per gli adulti rispetto a 20 anni fa.

Le coppie adulte fanno meno sesso oggi rispetto a 20 anni fa: in media, negli ultimi 16 anni, si sono registrati 7 rapporti in meno all’anno rispetto ai primi anni ’90, e 9 in meno rispetto a fine anni ’90.

Lo studio pubblicato sulla rivista Archives of Sexual Behaviour è stato compiuto analizzando i dati della General Social Survey – un questionario sulle abitudini degli americani – raccolti tra il 1989 e il 2014, su un campione di oltre 26.600 intervistati, per il 96% eterosessuali. I soggetti hanno risposto in modo anonimo alla domanda: “quante volte hai fatto sesso negli ultimi 12 mesi?”. Le risposte sono state poi distribuite nell’arco di tempo considerato per estrapolare una media annuale dei rapporti.

LE TENDENZE. Gli adulti impegnati in relazioni stabili hanno in media più rapporti di quelli con partner occasionali. Allo stesso tempo, più si va avanti con gli anni, più gli incontri diminuiscono: per ogni anno che avanza dai 25 anni in su si hanno in media 1,18 rapporti in meno all’anno. Dagli 80 annuali medi dei 25 anni si passa a 20 intorno ai 65 anni.

MAGGIORE CONSAPEVOLEZZA. Età a parte, a far diminuire la media di rapporti in modo trasversale, rispetto alle generazioni passate, ci sarebbero il maggior tempo impiegato a uscire dalla casa dei genitori, la diffusione di passatempi che tengono incollati allo schermo (come Netflix e i social media) e anche un cambiamento nelle relazioni di coppia. E qui viene la buona notizia: può darsi che rispetto a una volta, venga privilegiata la qualità dei rapporti rispetto a quantità e “dovere”.

25 Ottobre 2017 Uomini: oltre al cervello c’è di più.

Uomini: oltre al cervello c’è di più.

Signori uomini, quando vi accuseranno per l’ennesima volta di non essere guidati dal cervello ma da istinti ben più bassi… non prendetevela: potrebbe essere un complimento. Secondo un recente studio condotto negli Stati Uniti, la qualità degli spermatozoi prodotti da un uomo potrebbe infatti essere un buon indicatore della sue capacità intellettuali. Secondo i ricercatori, ciò può essere interpretato in chiave evolutiva: l’intelligenza di un uomo segnala alle donne il suo stato generale di salute e quindi le sue capacità riproduttive. Geoffrey Miller e i suoi colleghi dell’Università del New Mexico hanno analizzato i campioni di sperma di diverse centinaia di uomini e grazie a opportuni test hanno misurato il loro stato di salute fisico e la loro intelligenza. Quelli che avevano prodotto gli spermatozoi più vitali e resistenti sono risultati essere i più in forma e i più brillanti. Ciò non significa che qualità degli spermatozoi e livello del quoziente intellettivo siano controllati dagli stessi geni, ma che queste due caratteristiche, legate tra loro, possono influenzare una donna nella scelta del compagno.
Tutte pazze per i cervelloni. Perché gli uomini più intelligenti abbiano spermatozoi più sani e robusti non è chiaro: probabilmente c’è un legame tra intelligenza e stato di salute generale dell’individuo. Anche negli animali le femmine scelgono compagni con caratteristiche fisiche ben evidenti: le leonesse prediligono maschi con una grande criniera, negli uccelli chi canta meglio ha più probabilità di riprodursi e così via. In due milioni di anni di evoluzione le donne potrebbero aver imparato a “misurare” l’intelligenza dei propri partner.

25 Ottobre 2017 Arriva il chip del sesso.

Arriva il chip del sesso.

E anche il Viagra divenne tecnologico. I ricercatori dell’Università di Oxford stanno mettendo a punto un microchip da impiantare nel cervello, capace di stimolare i centri del piacere di coloro che hanno problemi a godersi le gioie del sesso. Il chip dovrebbe agire sulla corteccia orbitofrontale dando un contributo determinante nella lotta contro l’anedonia, ossia l’incapacità di provare piacere. La stimolazione cerebrale profonda non è una novità assoluta in medicina: da qualche anno questo tipo di impianti è utilizzato per curare i pazienti affetti da morbo di Parkinson. Rispetto ai farmaci tradizionali, il microchip permette di raggiungere il target cerebrale in modo più mirato, permette un maggior controllo sull’intensità della stimolazione e può essere acceso o spento a piacimento del paziente.

24 Ottobre 2017 Fare più sesso non rende più felici.

Fare più sesso non rende più felici.

IL SESSO FA BENE ALLA COPPIA. Diverse ricerche pubblicate negli ultimi anni confermano che una vita sessuale attiva fa bene alla coppia e aumenta la felicità, ma in realtà questo dato può essere letto anche al contrario. È per esempio molto probabile che le coppie felici abbiano rapporti più frequenti rispetto a quelle sommerse dai problemi, così come chi è sano ha probabilmente una vita sessuale più intensa a chi è spesso malaticcio.

FARLO PER LA SCIENZA. I ricercatori della Carnagie Mellon hanno selezionato 60 coppie eterosessuali e sposate tra i 35 e i 65 anni di età e li hanno divisi in due gruppi. Al primo  non è stata data alcuna indicazione, mentre al secondo è stato chiesto di raddoppiare la frequenza settimanale dei rapporti sessuali.

Ciascuno dei partecipanti al test ha poi compilato 3 questionari: uno all’inizio della ricerca, per stabilire il proprio livello di felicità; uno durante lo studio, finalizzato a misurare il livello di salute, il tipo di attività sessuale e il piacere che ne ricavava; l’ultimo dopo 3 mesi, per misurare eventuali variazioni rispetto alla prima intervista.

PIÙ SPESSO, MENO BELLO. I risultati hanno sono stati del tutto inattesi: le coppie alle quali era stato chiesto di aumentare la frequenza dei rapporti hanno effettivamente rispettato le indicazioni. Ma, in media, il loro livello di felicità non solo non è aumentato, ma è leggermente diminuito.

Indagini più approfondite hanno permesso ai ricercatori di scoprire che queste coppie, dopo 3 mesi di “terapia” registravano un calo del desiderio e una diminuzione della soddisfazione derivante dal sesso.

Secondo George Lowenstein, responsabile del progetto, questo potrebbe essere una sorta di effetto collaterale del “sesso imposto” e si ripropone di ripetere lo studio aiutando i partecipanti a creare situazioni che favorissero il sesso spontaneo, per esempio fornendo alle coppie con figli un servizio di baby sitting e offrendo loro qualche serata in un albergo romantico.

POCO, MA DIVERTENTE. Ma quindi…la studio è stato del tutto inutile? Assolutamente no, come spiega Tamar Krishnamurti, uno dei ricercatori. «Le coppie non dovrebbero focalizzarsi sulla frequenza dei rapporti che avevano all’inizio della relazione, ma piuttosto sulla creazione di un ambiente che accenda la passione e che renda il sesso divertente».

E Lownstein conferma: secondo i suoi studi la coppia media ha una vita sessuale troppo spenta rispetto al necessario.

23 Ottobre 2017 La prima sera non si fa mai.

La prima sera non si fa mai.

Le nonne lo hanno sempre saputo: se un uomo pensa subito a quella cosa lì… non ha intenzioni serie. Ora lo conferma la scienza.

Donne, se volete una relazione duratura con uomo, non andateci a letto al primo appuntamento. Lo diceva la vostra vecchia zia quando eravate ragazzine e oggi lo ribadisce un team di matematici inglesi. Gli scienziati di Sua Maestà hanno messo a punto un modello che dimostra come i partner migliori siano quelli che sanno aspettare e che non pensano fin da subito “a quella cosa lì”. Robert Seymour dello University College di Londra afferma che un lungo corteggiamento serve alle donne per ottenere informazioni sul partner. Non andare subito al sodo riduce la possibilità di legarsi all’uomo sbagliato. Negli uomini “il sapere aspettare” è il prezzo da pagare per aumentare le probabilità che l’accoppiamento si trasformi in una magica unione dalla quale sia lui che lei trarranno beneficio. Se lo sapessero Miranda Samantha, Carrie e Charlot, le colorite e frizzanti protagoniste di Sex and the City, si risparmierebbero qualche tormento d’amore.

22 Ottobre 2017 È vero che dopo aver fatto l’amore scappa la pipì?

È vero che dopo aver fatto l’amore scappa la pipì?

Sì, sebbene non si tratti di una sensazione comune a tutti. Anzi, dal punto di vista fisiologico, l’uomo dopo i rapporti sessuali dovrebbe fare più fatica a mingere, a causa di alcune molecole, le catecolamine, che, prima dell’eiaculazione, agiscono sul collo della vescica in modo tale da impedire che il liquido seminale vada verso la vescica stessa. Questa sensibilizzazione della vescica, in alcuni casi, potrebbe però spiegare lo stimolo a urinare.
Da un punto di vista più psicologico, l’eccitazione del rapporto sessuale può far accantonare la necessità di urinare, che si ripresenta subito dopo. Non si può però escludere una situazione di infiammazione della prostata, da far controllare da un medico.

20 Ottobre 2017 È vero che le donne hanno meno desiderio sessuale degli uomini?

È vero che le donne hanno meno desiderio sessuale degli uomini?

No, non è vero. Anche se dietro questo luogo comune ci sono delle ragioni: le donne hanno una quantità di testosterone dieci volte inferiore rispetto agli uomini, però è più efficace.

Inoltre la donna ha un desiderio “ciclante”, legato al ciclo mestruale (il picco si ha durante l’ovulazione) e al ciclo di vita (di solito c’è una diminuzione durante la menopausa). Nell’uomo, invece, non varia sensibilmente durante il mese e durante la vita.

DIVERSITÀ. Inoltre, ci sono due modi diversi di provare desiderio. L’uomo segue questa sequenza: desiderio, erezione, orgasmo; il desiderio della donna, invece, può essere assente all’inizio, ma sopraggiungere in seguito a una stimolazione.